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Botticelli a Londra
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Botticelli a Londra

venere reimagedA Londra è il momento di Botticelli: “pasticciato” nella mostra al V&A museum e “vignettista” alla Courtauld Gallery. Questa comunque è rimasta all’altezza della sua fama di raffinata espositrice di opere classiche: “Botticelli and the Treasures from the Hamilton Collection” è contenuta solo in due stanze, ma è una “cameo appearance” dell’artista fiorentino sulla scena londinese. Fra l’altro segna il ritorno in UK di parte di suddetta collezione, messa insieme con passione e discernimento dal X Duca di Hamilton e scialacquata dal discendente XII Duca, in bancarotta per le corse di cavalli e amenità simili.

Nell’Ottocento infatti la collezione svenduta espatriò a Berlino e il relativo Gabinetto di Stampe e Disegni dal 18 febbraio al 5 maggio lascia oggi in visione ai londinesi 30 disegni fra quelli eseguiti da Botticelli per illustrare la Divina Commedia di Dante, di cui Sandro aveva una venerazione. Muniti di grandi lenti di ingrandimento, i visitatori si alternano in silenziosa attenzione ad osservare in dettaglio i disegni esplicativi di alcuni canti dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso, in cui è perfettamente riconoscibile il tratto dell’artista, la sua fantasia e il suo stile, vedi Beatrice-Primavera. E il gusto di raffigurare diavoli e dannati insieme alla ricerca del movimento dei corpi, lo studio delle posizioni, delle espressioni, di uomini e creature immaginarie, slanciati verso l’alto o contorti per il dolore, in estasi paradisiache o ghigni demoniaci. Un Botticelli immedesimato nell’Empireo come nelle Malebolge, che si lascia prendere la mano con estro creativo, come un moderno  vignettista che interpreta e personalizza situazioni inquietanti e personaggi scomodi. Vedi Lucifero, decisamente umano a parte le tre teste che ispirarono le “grottesche” per i secoli successivi, vedi la gioiosa danza di David davanti all’Arca e la splendida scena di cavalli e cavalieri nel giudizio di Traiano del X Canto del Purgatorio. Datati intorno al 1480-95, questi preziosi disegni a inchiostro su vello, fanno da corona ad altri inestimabili esemplari della stessa collezione, presentati in teche al centro delle stanze. Particolarmente affascinante un’edizione del 1269 de “L’Acerba” di Cecco d’Ascoli, i sonetti del Petrarca commentati da Francesco Filelfo nel XV secolo,i Carmi di Orazio istoriati da Giovanni Tedeschino nel 1490, il messale del 1520 del Cardinale Giulio de’Medici e la straordinaria cosiddetta “Bibbia Hamilton” illustrata nel 1350 da Cristoforo Orimina, così bella che Raffaello la immortalò sul tavolo nel ritratto di Leone X.  Pezzi unici, rari e splendidi, tutti italiani emigrati purtroppo all’estero, che sono adesso rimbalzati a Londra per fare da “pendant” alle opere di Botticelli prestate al V&A dal museo di Berlino. Una primavera culturale del Rinascimento fiorentino che vale la pena di respirare, specie quella alla Courtauld Gallery.

 

 

Autore


Margherita Calderoni

 

 

 

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