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Salvati dalle acque, la via più alta in Santa Croce
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Salvati dalle acque, la via più alta in Santa Croce

Nel 2006, dopo quaranta anni dall’alluvione, tornarono in Santa Croce otto capolavori dai laboratori di restauro delle Pietre Dure, con apposito temporaneo allestimento dentro la grande sala del Cenacolo, in attesa di una possibile diversa collocazione in sicurezza.

 


Nell’autunno 2012, è stato dato inizio al piano della definitiva messa in sicurezza delle opere del museo tramite il loro spostamento in aree attigue alla Basilica che è, di per sé, in posizione elevata rispetto alla piazza prospiciente. L’occasione della messa in sicurezza consente, inoltre, di ricollocare le opere all’interno di quel contesto per il quale vennero create e, dunque, recuperandone il valore e significato primario. Questa fase, con la priorità dello spostamento delle opere di più complessa movimentabilità in caso di emergenza, si conclude nel mese di aprile 2014. Il Museo dell’Opera di Santa Croce fu inaugurato per la prima volta il 2 novembre 1900, quando l’ex Refettorio, da tempo usato come deposito di opere e oggetti d’arte, fu allestito per la pubblica esposizione. La nascita di questo museo fu la conseguenza naturale di un grande progetto di restauro e di riallestimento della chiesa e del complesso, ideato all’inizio degli anni sessanta dell’800, che comportò una lunga serie di spostamenti, rimozioni e scoperte di oggetti e di opere d’arte durata fino a tutta la prima metà del ‘900. Colonne, capitelli, stemmi di famiglia, tavole d’altare e altri oggetti d’arte furono progressivamente trasportati nell’antico Refettorio, che fino ad allora aveva mantenuto una destinazioni d’uso temporanee. Questo ambiente fu utilizzato come deposito anche di opere e oggetti d’arte provenienti dalle demolizioni del centro storico, una parte delle quali non trovò una collocazione definitiva in altri musei e rimase, dunque, stabilmente in questo luogo.

 

 

Così il 26 marzo 1959, lo spazio venne riaperto al pubblico esponendo gli affreschi dell’Orcagna, alcune vetrate della chiesa, la statua del San Ludovico di Donatello, il Crocifisso di Cimabue e altri affreschi. Molti frammenti architettonici furono collocati nei depositi, in attesa di aprire per essi una sezione apposita, mentre si cercò di guadagnare altri spazi al Museo per il collocamento delle grandi tavole. Infine, il 28 luglio 1962, venne inaugurato il nuovo Museo comprendente oltre al Refettorio altre cinque sale adiacenti. Nei nuovi spazi trovarono collocazione i dipinti che fino al 1958 si trovavano nel Cenacolo e altre opere provenienti dalla chiesa e dal convento, tra le quali la Discesa agli Inferi del Bronzino e l’Ultima Cena di Giorgio Vasari. L’alluvione del 4 novembre 1966 impose la chiusura del museo, dove l’acqua raggiunse quasi i cinque metri di altezza, danneggiando gravemente le opere d’arte conservate. Il museo fu riaperto nel 1975, allestito con le poche opere già restaurate. Il crocifisso di Cimabue fu ricollocato nel Cenacolo, appeso ad un meccanismo di sollevamento azionabile in situazioni di emergenza.

 

 

 

 

 Autore

 

Marisa Cancilleri

 

 

 

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