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Per i fiorentini è da sempre il “Brindellone”
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Per i fiorentini è da sempre il “Brindellone”

“Brindellone”  nel vernacolo fiorentino è un aggettivo che allude ad un soggetto alto e dinoccolato, per tale ragione il carro che trasporta il fuoco sacro ai fiorentini da sempre è apostrofato affettuosamente in tal modo.

Il carro che ancor oggi viene utilizzato per i festeggiamenti pasquali risale al ‘600 (la tradizione del carro è però precedente),  pesa quaranta quintali, è alto circa 11 metri con il pennone della girandola, tre metri e mezzo di lunghezza per ogni lato.

 


Su ognuna delle quattro fiancate è posto un pannello decorato  che rappresenta ciascuno dei quattro quartieri fiorentini: Santa Maria Novella verso via Calzaioli, Santa Croce verso il battistero, quello che guarda l’altare maggiore è quello di San Giovanni, Santo Spirito guarda verso via Martelli.

     

 

La mattina di Pasqua il Brindellone scortato da 150 armati, musici e sbandieratori del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina si muove dal Piazzale del Prato.  Trainato da una coppia di buoi bianchi infiorati e  accompagnato da un asinello, arriva in piazza del Duomo, fra il Battistero e la Cattedrale, dove, prima dello scoppio,  si tiene il sorteggio per l’abbinamento delle partite del Calcio storico la cui finale si gioca il 24 giugno in occasione della festa del Patrono San Giovanni Battista.


La tradizione medievale prevedeva la distribuzione del Fuoco Santo nella notte del sabato Santo: per secoli il fuoco benedetto, servì per accendere il cero pasquale, i ceri del clero e del popolo, i lumi della chiesa nel Sabato santo. Un carro recava la fiamma nuova anche nelle abitazioni anche se con l'andar del tempo venne introdotto l’uso di trasportare il fuoco santo con un carro dove, su un tripode, ardevano i carboni infuocati. Non si conosce con precisione quando, in sostituzione del tripode, si usarono i fuochi artificiali per lo "scoppio del carro.

Sotto il pontificato di Leone X° (Papa Medici dal 1513-1521) viene utilizzata per la prima volta la "colombina": un piccolo ordigno metallico – due coppie di razzi - rivestito da una struttura di cartapesta a forma di colomba alata con un ramoscello di ulivo nel becco.

La colomba simbolo dello Spirito Santo dall’epoca della controriforma, è anche simbolo della pace pasquale. Durante la messa di Pasqua, al  "Gloria" , la miccia della colombina viene  accesa col fuoco benedetto; il razzo parte dell’altare maggiore della Cattedrale, scorre su di un cavo d'acciaio  teso a circa sette metri di altezza fissato ad una colonna di legno posta per l’occasione al centro del coro, percorre in circa 10 secondi i 90 metri di cavo lungo la navata centrale ed esce dalla chiesa andando a colpire il carro. Compiuta questa azione, la colombina deve ripercorre a ritroso il percorso, tornando senza intoppi all’interno della cattedrale fino all’altar maggiore; la Colombina che pesa poco più di 1 chilo torna su se stessa grazie alla seconda coppia di razzi che le danno la spinta necessaria per la marcia di ritorno verso l’altar maggiore.

Il razzo, fungendo da percussore determina l’accensione della miccia innesca i fuochi d’artificio contenuti nel carro dando avvio ai giochi pirotecnici multicolore che durano circa 10 minuti:  millequattrocento castagnole pronte a fare il botto, circa 400 fuochi da cui usciranno scintille a forma di fontana, cascata, girandola, bengala, altre emetteranno fischi, altre ancora formeranno ventagli e code argentate.


Il viaggio della colombina viene letto come un segnale di buoni o cattivi auspici: l'ultima volta che la colombina fallì nella sua missione fu nel 1966, anno della tragica alluvione della città.

 

 

Marisa  Cancilleri

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