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Un guerriero a Firenze
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Un guerriero a Firenze

“Guerriero mai domo…duro nella lotta, leale nell’animo…” La statua di oltre quattro metri raffigurante Gabriel Omar Batistuta in piedi con la bandierina del calcio d’angolo in mano nel suo gesto consueto dopo una rete, era lì davanti a noi in Curva Fiesole e lì è rimasta per tutta la partita contro la Lazio in un soleggiato pomeriggio fiorentino di inizio novembre. Era il 1995 e davanti agli occhi avevamo i guizzi del più forte centravanti del mondo: stavolta però vestiva la nostra maglia e correva per i nostri colori non risparmiandosi nessun tackle e nessuna rincorsa di un avversario. Era la sua centesima partita in serie A, tutte con la Fiorentina. Quel pomeriggio quella statua fu immortalata con Batigol sommerso di sciarpe viola prima dell’incontro; attese di essere nuovamente protagonista insieme a lui dopo una rete magari decisiva. Ne segnò due di reti; le due reti della vittoria finale portando a 59 le sue realizzazioni nella massima categoria, tutte con la Fiorentina. 

 

Gabriel Omar Batistuta è il primo marcatore viola in serie A di tutti i tempi: ha marcato 152 reti in 243 presenze ad una media di 0,62 reti a partita. Ha vinto la classifica dei cannonieri della massima serie nel 1995 con 26 reti.

Di quella gara ricordo tutto molto nitidamente: faceva freddo in quella sera di fine febbraio del 1996. La Fiorentina si giocava a Milano la qualificazione alla finale di Coppa Italia dopo aver già battuto al Franchi l’Internazionale nella gara di andata. Batistuta è in una forma devastante: nell’incontro di Firenze ha segnato tutte le tre reti della vittoria per 3-1 che ha ampiamente ipotecato l’accesso all’agognata doppia finale. Nell’ultima gara di campionato, soltanto tre giorni prima, ne ha fatti altri due, tanto per non perdere l’abitudine. La gara è stata contro il Napoli e passò alla storia per la prima panchina di Manuel Rui Costa che, quando al 72’ fu chiamato ad entrare in campo al posto di Cois andò a stringere la mano al tecnico Claudio Ranieri. Polemica? Batigol comunque aveva già provveduto a mettere a tacere qualche mugugno dei tifosi con una punizione di destro e un tiro di sinistro che fulminarono l’incolpevole Tagliatela.

 


 

Fiorentina quindi al Meazza in maglia bianca con Malusci in luogo dell’indisponibile Padalino e con tanta voglia di agguantare un trofeo che manca dal 1975. Ricordo le risate per  i feroci cori che sbeffeggiavano il nerazzurro Felice Centofanti invocando per lui la Nazionale…
Oltre un’ora di gioco e poi il terremoto nel nostro spicchio gremito: in quel pallone che arriva tra i piedi di Ciccio Baiano dopo un calcio d’angolo nerazzurro e respinto di testa dalla attenta difesa viola, c’erano ventuno anni di attesa e di delusioni. L’azione nasce lontana ma quando Ciccio comincia a galoppare verso di noi capiamo che sta per avvenire qualcosa che cambierà la nostra esperienza di tifosi di curva. Anche perché Batigol che gli è qualche metro avanti rallenta per non finire in fuorigioco ma quando scatta è come una formula 1 al semaforo verde. La palla di Baiano arriva precisa e lui non fa altro che guardare il povero Pagliuca scavalcandolo con un morbido, imprendibile pallonetto. Delirio… fu come se in pochi secondi fossimo stati investiti da un treno che ci correva incontro a tutta velocità. Migliore sceneggiatura non sarebbe potuta essere neanche immaginata: un lampo vestito di bianco aveva squarciato il nero del cielo milanese, attraversato il verde del prato e ci era corso incontro abbracciandoci anziché investendoci. 

Gabriel Omar Batistuta è il primo marcatore viola in Coppa Italia di tutti i tempi: ha marcato 24 reti in 39 presenze ad una media di 0,61 reti a partita. Ha vinto la classifica dei cannonieri della competizione nel 1996 con 8 reti.

Barcellona è una città splendida e affascinante; quando però arrivammo al Camp Nou ci sentimmo come Renzo Tramaglino dei Promessi Sposi quando arriva a Milano. Gli occhi all’insù e la bocca semispalancata a testimoniare lo stupore per uno stadio così grande come non lo avevamo mai visto. Il nostro Franchi di Firenze ci sta dentro parcheggiato un paio di volte e forse anche più. Nell’aprile del 1997 la gara di andata della semifinale della Coppa delle Coppe è contro il fortissimo Barcellona che allinea giocatori di livello mondiale: Ronaldo, Stoičkov, Figo, Couto…hanno tanti di quei giocatori che potrebbero schierare due squadre pressoché equivalenti. Ci sono poche speranze di tornare a Firenze con un risultato che permetta ancora da potersi giocare la qualificazione, però la gita di tre giorni vale la pena farla. Quando le squadre entrano in campo e vediamo i nostri, ci sentiamo orgogliosi di Falcone, Pusceddu, Robbiati e del nostro Batigol che forse il Barcellona vorrebbe ma che veste ancora una maglietta bianca con due gigli viola sulle spalle e con la fascia rossa di Capitano al braccio. Lo stadio è un’autentica bolgia: ci sono così tante persone che il frastuono è assordante e facciamo una fatica tremenda a farci sentire. Quando da un calcio piazzato prendiamo la rete su un bel colpo di testa di Nadal andando al riposo con un passivo di una sola rete, cominciamo a fare fantasiosi calcoli sulla gara di ritorno speranzosi che l’incontro termini con questo punteggio e ipotizzando un’epica rimonta che ci conduca alla finale di Rotterdam (tre giorni di gita in Olanda chi se li perde?). Nella ripresa avviene, improvviso, l’episodio che cambia l’incontro e uccide la boria catalana: Gabriel riceve palla dalla tre quarti, la controlla arretrandosi di qualche passo e andando quasi al limite dell’area spagnola; se la aggiusta sul destro con quella determinazione che soltanto noi viola conosciamo. La cannonata che riesce a far partire dal suo piede è talmente potente che piega le mani al portiere azulgrana Vítor Bahía - non esattamente un novellino - e ha l’effetto di una secchiata gelata per gli spagnoli e di un calice di La Grande Annèe di Bollinger per noi viola. Batigol, ebbro di gioia per il calice appena gustato, fa quello che avremmo voluto fare noi sin dall’inizio, soverchiati numericamente e foneticamente dagli arroganti ricconi spagnoli: invece di correre a braccia alzate si avvicina il dito indice alle labbra e indicando tutto lo stadio con l’altra mano dice a tutti: “Non cantate più adesso? State in silenzio che è meglio!”

 

 


Fu una sensazione indescrivibile che auguro di provare a tutti: gioia, rivalsa, liberazione e orgoglio si sprigionarono in quelle urla che - adesso sì che si sentivano - in uno stadio bello, moderno, immenso e obbedientemente  muto all’ordine del nostro condottiero, salivano sempre di più inarrestabili sino alla fine della gara.

Gabriel Omar Batistuta è il secondo marcatore viola in Coppa delle Coppe di tutti i tempi: ha marcato 4 reti in 7 presenze ad una media di 0,57 reti a partita. Nelle competizioni U.E.F.A. e in quelle internazionali ha messo a segno complessivamente con la maglia della Fiorentina 13 reti in 24 incontri alla media di 0,54 reti a partita.
Insieme a Luciano Chiarugi è il giocatore viola che ha segnato nel maggior numero di competizioni diverse, ben otto.
Gabriel Omar Batistuta è il secondo marcatore viola di tutti i tempi alle spalle di Kurt Roland Hamrin. Nella sua carriera viola ha marcato 207 reti in 333 incontri alla media di 0,62 reti a partita.

Gabriel Omar Batistuta ha rappresentato per la mia generazione ciò che Kurt Hamrin ha rappresentato per mio babbo, Pedro Petrone per mio nonno e quello che rappresenterà Giuseppe Rossi per mio figlio. Quando lo scorso ottobre nella nostra Fiesole non facevamo in tempo ad esultare per una rete di Pepito che subito lui ne aveva marcata un’altra all’odiata Juventus, dissi a mio figlio - che non avevo mai visto così felice - che un ragazzo argentino di nome Gabriel ci ha regalato le medesime emozioni.


Si ricordano per sempre e si ha sempre voglia di raccontarle. 

 

 

 

Autori 

 

Cecchi, Roberto Vinciguerra e Massimo Milani

 

 

 

 

 

 

 

  

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