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Facibeni e La Pira, orgoglio domenicano di Firenze
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Facibeni e La Pira, orgoglio domenicano di Firenze

Amico personale di Giorgio La Pira e come lui Terziario domenicano, don Facibeni fu esempio e maestro di passione cristiana rivolta al sociale per una generazione di preti fiorentini, la quale, anche grazie a lui, ha lasciato una traccia profonda nella storia di Firenze nel travagliatissimo XX secolo. Suo amico ed ammiratore, ad esempio, fu Guido Alfani, che, morendo, gli lasciò in eredità il proprio calice e la propria pianeta. Suoi discepoli più illustri furono Lorenzo Milani, Danilo Cubattoli, Silvano Piovanelli, Ernesto Balducci, Raffaele Bensi e Bruno Borghi.

 

Il processo per la beatificazione di don Facibeni è avviato il 10 agosto 1989; al momento don Giulio è considerato Servo di Dio. La sua Opera continua sotto la guida di don Corso Guicciardini, con sacerdoti anche in Albania e Brasile. Due statue raffiguranti don Facibeni sono dedicate in sua memoria, l'una nel suo paese natale, Galeata, e l'altra nella piazzetta davanti alla "sua" Chiesa di Santo Stefano in Pane, a Rifredi. Una vetrata nella Chiesa della Madonna della Tosse a Firenze lo ritrae con Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani. Per la sua opera a favore degli ebrei perseguitati, il nome di don Facibeni è stato ufficialmente iscritto nell'Albo dei giusti tra le nazioni a Yad Vashem il 2 settembre 1996. Nell'estate 2008 una targa commemoratva è stata apposta dall'Associazione Fiorentina per l'Amicizia Ebraico-Cristiana e dal Comune di Firenze sulla facciata dell'Opera, in Via delle Panche, sotto la finestra della camera che fu di don Facibeni, per evidenziare e ricordare l'azione umanitaria da egli compiuta. Alla cerimonia erano presenti il rabbino di Firenze, autorità, sacerdoti e numeroso pubblico.

« DON GIULIO FACIBENI IN QUESTA OPERA BENEMERITA DI ACCOGLIENZA, PATERNAMENTE DIEDE RIFUGIO E PROTEZIONE DALLA DEPORTAZIONE A BAMBINI EBREI DURANTE LE PERSECUZIONI ANTISEMITICHE DEL NAZISMO. »
 
Il 4 agosto 2007, in occasione di una solenne cerimonia sul Monte Grappa, il governo austriaco conferisce a don Facibeni la Croce d'Onore "in ringraziamento della pietà cristiana rivolta ai soldati nemici nella guerra 1915-18".

 


Il cardinale Elia Dalla Costa con Giorgio La Pira e don Giulio Facibeni

 
Sono in pochi a sapere che anche don Giulio Facibeni fosse un terziario domenicano come il sindaco di Firenze Giorgio La Pira, oggi servo di Dio, nato a Pozzallo il 9 gennaio 1904 e morto a Firenze il 5 novembre 1977, per lunghi anni sindaco di Firenze e, per grande parte della sua vita, fervente membro del Terz'Ordine di San Domenico presso il convento fiorentino di San Marco.

"Tutto si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire di lui senza la fede" disse il cardinale Giovanni Benelli nell'omelia esequiale ai funerali di La Pira.

Giorgio la Pira si forma spiritualmente nell'Azione Cattolica Italiana e, benché domenicano, importante è anche il legame con la spiritualità francescana, come testimoniano le sue molteplici visite a La Verna, Assisi, ove ebbe frequentazione e rapporti epistolari con il presidente degli studi francescani Arnaldo Fortini e di conseguenza la devozione a santi francescani, quali Camilla da Varano, ossia la beata Battista. La spiritualità lapiriana è incentrata sulla visione profetica della storia mutuata dal profeta Isaia e del tempo presente in cui continua l'azione di Dio. Partendo dalla attualità della Resurrezione, descritta come "Lievito trasformatore della realtà cosmica e storica", La Pira pone la figura di Cristo, vivente, come riconciliatore dell'uomo con Dio: attraverso l'incarnazione, ogni problema umano è visitato, nobilitato, riscattato, non solo una volta per tutte, ma continuamente nel corso della storia. A Cristo, sostiene La Pira, deve assimilarsi attraverso la grazia, come dice San Paolo, ogni fedele, nella sua vita attiva ed interiore. La Pira considera imperante la dimensione contemplativa nella vita interiore, di cui, considerato il suo impegno prevalentemente pubblico, sente la mancanza. Non ne dimentica invece l'importanza, come attestano le lettere al Carmelo in cui continuamente chiede che l'impegno politico sia accompagnato dall'impegno spirituale. La profonda azione sociale è, infatti, fondata sul comandamento dell'amore, inteso come la realizzazione del Corpo mistico della Chiesa nella storia dell'umanità.
 
Nel 1986 sotto Papa Giovanni Paolo II è stata avviata la sua causa di beatificazione. A Firenze alcuni lo indicano come il Sindaco Santo, come lo chiamavano i poveri della Messa di San Procolo. Il 4 aprile 2005 si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione. Al termine i documenti sono stati inviati in Vaticano. A fine ottobre 2007, in previsione del trentennale della sua morte, le sue spoglie sono state traslate nella chiesa fiorentina di San Marco, il quale, per la sua ricca e movimentata storia plurisecolare, è sicuramente uno dei conventi più importanti e interessanti della storia dell’Ordine Domenicano ovvero dei Frati Predicatori. Oltre alle personalità succitate non si possono ignorare i nomi di tanti insigni frati che vi hanno vissuto e che lo hanno illustrato quali: Santi Pagnini cultore studi biblici; Bartolomeo della Porta pittore; Ignazio del Nente autore di scritti spirituali; Sante Cini fondatore dell’Oratorio “S. Tommaso d’Aquino” per l’educazione dei fanciulli; Serafino Razzi predicatore, scrittore e compositore di laudi; Domenico Portigiani scultore e architetto; Timoteo Ricci ardente promotore del Rosario; Vincenzo Marchesi autore di profondi studi storici e artistici; Agostino Bausa missionario in Mesopotamia e poi Vicario Generale in San Marco e Cardinale Arcivescovo di Firenze; Pio Alberto del Corona vescovo di San Miniato prossimo alla beatificazione. Non si può tacere poi il legame con il Convento di San Marco di personalità quali San Filippo Neri, Massimo Greco, santo della chiesa ortodossa, il grandi eruditi Cesare Guasti e Niccolò Tommaseo.

 

 

 

 

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