15 anni fa apriva i battenti il Museo Annigoni nella splendida villa Bardini di Costa San Giorgio a Firenze, a 35 anni dalla sua sepoltura a san Miniato.
Milanese di nascita ma fiorentino di adozione e per affinità elettive, Pietro Annigoni è stato un grande artista e un magistrale ritrattista, firmando le fisionomie dei Grandi della sua epoca. Queste non sono presenti fra i molti capolavori esposti nel suo museo, ma quello più famoso, il ritratto di Elisabetta II ,si può ammirare fino al primo maggio nel Palazzo dei Priori di Fermo, nella mostra “I pittori moderni della realtà”, a cura di Vittorio Sgarbi, che ruota appunto sui lavori di Annigoni, Bueno e Sciltian.
Unico artista italiano a ritrarre la giovane regina, fu chiamato a Buckingham Palace nell’ottobre 1954 e l’anno dopo,dopo 18 sessioni di posa, venne esposto quello che ritengo il ritratto più bello di Elisabetta, non solo perché aveva 26 anni. Maestosamente eretta e avvolta nello splendido mantello blu dell’Ordine della Giarrettiera, Elisabetta trasuda regalità anche senza corona, emergendo contro un paesaggio quasi leonardesco, tipico di Annigoni. Questo la raffigurò di tre quarti, con espressione seria ma non arcigna o arrogante, ma pacatamente consapevole del destino che l’aspettava. In posa austera, ma anche con un pizzico di fragilità femminile per il gravoso compito di cui si trovava ammantata.
Il ritratto ebbe un successo clamoroso, ripreso anche su francobolli e banconote, proprio per l’impronta personale impressa dal pittore, che voleva raffigurare anche il carattere di chi ritraeva, non solo l’effigie o lo status symbol. Di lei raccontò che durante le sedute discorrevano amabilmente in francese, trovandola gentile, naturale, mai distaccata, con un modo spontaneo di parlare e continui riferimenti a marito, madre, sorella. Anche Elisabetta evidentemente lo trovò simpatico e Annigoni tornò spesso a corte per ritrarla con Filippo e poi gli altri reali.
Annigoni, pittore “anacronistico”, restò sempre fedele alle tecniche pittoriche usate nel Rinascimento, la cui atmosfera aleggia pure nel ritratto di Elisabetta con realismo classico ed elegante. E, come ogni classico, spicca e primeggia fra le altre dozzine di ritratti della Regina, quello in cui i Fiorentini si compiacciono di ricordarla.
Margherita CALDERONI