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A Carnevale ogni scherzo vale!
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A Carnevale ogni scherzo vale!

A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE!

Questo il motto dei fiorentini che per carnevale o carnovale - periodo tra l’Epifania e il giorno delle ceneri - per le vie di Firenze cantavano, ballavano partecipavano ai corsi mascherati. La festa ha origini antichissime che risalgono a riti pagani, ripresi e reinterpretati dai cristiani. Riti che si compiono nel periodo successivo al capodanno e che durano fino alla quaresima quando la carne viene abolita dalle mense (carnem levare).

La parola Carnevale potrebbe avere diverse origini e significati: “carne a scialo” (Carnasciale) cioè consumata in grande abbondanza prima della quaresima ; “carne-levare” ad indicare che il periodo che precede la quaresima è momento in cui sparisce dalle tavole e dalle diete il consumo di carne e di derivati animali; “carne-vale” (dal latino) dire addio alla carne perché si entra nel periodo di quaresima.

Ma è il rinascimento nello splendore delle corti e delle varie signorie, grazie alle immense ricchezze che i mercanti vanno accumulando attraverso il traffico con l’Oriente , che favorisce il diffondersi della musica e della “commedia dell’arte”. Il piacere della vita conviviale e la possibilità di confezionare costumi sfarzosi con le stoffe d’origine esotica favoriscono poi lo svilupparsi di vere e proprie tradizioni carnascialesche .

I nobili e i ricchi, nella Firenze quattrocentesca, con Lorenzo il Magnifico, si travestono con stoffe e veli di inestimabile valore, fatti venire appositamente dall’Oriente. Dopo la morte di Lorenzo (1492) il carnevale fiorentino si spegne; con Savonarola e i suoi “piagnoni” viene celebrato in penitenza tra prediche e litanie fino ad arrivare nel 1497, proprio nel periodo di carnevale (7 febbraio) a bruciare in piazza della Signoria, su una grande pila di ventotto metri d’altezza e ottanta di base, tutte le “vanità” ossia maschere, costumi carnascialeschi, carte da gioco, strumenti musicali cosmetici e tutto ciò che era considerato anathemase, cioè oggetti maledetti.

Il giorno di Berlingaccio - in Toscana, giovedì grasso, l’ultimo giovedì di carnevale - era appunto dedicato alla tavola, ai suoi piacere ed al gran consumo di carne; venivano organizzati lauti banchetti ai quali non potevano mancare i dolci tipici del carnevale: “schiacciata” e “berlingozzi” (il cui nome deriva appunto da berlingaccio testimonianza della loro tradizionale preparazione nell’ultimo giorno di carnevalele).

Secondo tradizione, l’ ultimo giorno di carnevale - Martedì grasso – è l’ultimo giorno in cui si può mangiare “di grasso”. Nella Firenze del passato, nell’ultimo giorno di carnevale, alle 23,00, suonavano le campane “della carne” che richiamavano coloro che erano ancora a tavola a darsi una smossa ed una regolata, perché di lì ad un’ora sarebbe cominciata la Quaresima e i giorni “di magro” con l’astinenza assoluta dalla carne, dai grassi e dai derivati di origine animale-

Una curiosità sul carnevale: l’invenzione dei coriandoli è datata al 1877 quando un giovane ingegnere triestino – Ettore Fenderl – ebbe l’idea di ridurre in minuscoli pezzettini dei fogli di carta colorata e di lanciarli sui partecipantia un corso mascherato.

RICETTE TIPICHE

I CENCI

Popolari in tutta Italia conservano a Firenze il nome più vicino all’originale latino Cincius ; in epoca pagana questo nome era legato alle festività dei Saturnali , tra il 17 e il 19 dicembre. Saturno era il patrono della fertilità dei campi, Opi sua moglie era la dea dell’abbondanza della famiglia e dei bambini. Durante il cristianesi si usava mangiare i Cenci nel periodo dell’Epifania. Oggi si gustano soprattutto a carnevale che dell’antica festa dei saturnali conserva sfrenatezza e golosità.

LA SCHIACCIATA FIORENTINA

Anche la Schiacciata alla fiorentina è un dolce tipico di carnevale, che solitamente si preparava proprio nella giornata del giovedì grasso. Oggi la si può trovare durante tutto l’anno e spesso è farcita con crema pasticcera o panna montataAlcune ricette prevedono l’utilizzo del lievito di birra, ma questi può essere sostituito con del lievito per dolci in bustina che permette di ottimizzare i tempi di preparazione .Comunque si decida di preparare questo dolce, l’Artusi diceva che “questo è un dolce che vuol vedere la persona in viso, cioè, per riuscire bene ci vuol pazienza e attenzione”.

IL BERLINGOZZO

Il Berlingozzo oggi ha la forma di una ciambella, di colore ambrato, consistenza morbida e un sapore di limone e/o di arancia o di anice come quello preparato a Lamporecchio, ma nel passato era fatto di pasta di zucchero e farina intrisa con uovo di forma rotonda e a spicchi.

LE FRITTELLE DI RISO DI SAN GIUSEPPE

La ricetta ha origini tardo medievali. Un tempo venivano preparate in occasione della Festa del papà, oggi sono diventate una vera prelibateza anche del periodo di carnevale.Queste morbide delizie sono estremamente invitanti in quanto fritte, così buone da essere mangiate in un  boccone.

 

Autore

Marisa Cancilleri

 

 

 

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