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27 Settembre, Firenze ricorda il suo Pater Patriae
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27 Settembre, Firenze ricorda il suo Pater Patriae

"Non di meno morì pieno di gloria, e con grandissimo nome nella città e fuori. Tutti i cittadini e tutti i principi cristiani si dolgono con Piero suo figliuolo della sua morte, e fu con pompa grandissima da tutti i cittadini alla sepultura accompagnato, e nel tempio di San Lorenzo sepellito, e per publico decreto sopra la sepultura sua Padre della Patria nominato. Se io, scrivendo le cose fatte da Cosimo, ho imitato quelli che scrivono le vite de’ principi, non quelli che scrivono le universali istorie, non ne prenda alcuno ammirazione, perché, essendo stato uomo raro nella nostra città, io sono stato necessitato con modo estraordinario lodarlo".

Niccolò Machiavelli, Istorie Fiorentine

 

Cosimo de’ Medici, detto il Vecchio, nasce a Firenze il 27 settembre 1389. Egli vive per quarant’anni all’ombra del padre Giovanni di Bicci  il primo Medici che, grazie alle sue capacità imprenditoriali ed al fatto che riesca ad aprire succursali bancarie ovunque (Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Paesi Bassi), riesce ad accumulare una vera fortuna finanziaria mentre la sua influenza sulla vita pubblica fiorentina aumenta a dismisura. All’età di venticinque anni Cosimo convola a nozze, imparentandosi con una delle casate fiorentine che fino a qualche tempo prima del matrimonio erano stati dei veri principi della finanza: la giovane sposa si chiama Contessina e la sua famiglia è quella de’ Bardi. Cosimo ha il denaro, contessina ha il “titolo”, ella gli aprirà le porte del mondo aristocratico fiorentino. I Bardi sono caduti in disgrazia a causa della guerra dei Cento Anni tra Inghilterra e Francia: il re d’Inghilterra Edoardo III ha chiesto un finanziamento spropositato ai Bardi e ai Peruzzi  per continuare a finaziare l’atavica guerra, ma successivamente il re negherà il proprio credito;  i banchi dei Bardi, dei Peruzzi e di molti mercanti che hanno compartecipato al prestito saltano aprendo di fatto una gravissima crisi economica che colpirà duramente l’intera città di Firenze. Proprio in questi anni, Cosimo, pur dedicandosi alla mercatura, ricopre anche cariche politiche e incarichi diplomatici. Ma viene arrestato nel 1433 con l’accusa di essere un “magnate” ossia di operare contro gli interessi della Repubblica. Le accuse gli vengono mosse in particolare dalle antiche e ricchissime famiglie degli Albizzi e degli Strozzi che furono a capo della fazione anti-medicea.

Cosimo de' Medici il Vecchio, Pater Patriae


Incarcerato su ordine del Gonfaloniere Guadagni, Cosimo si rifiuta di mangiare il cibo passatogli dai suoi carcerieri temendo di essere avvelenato. Cosimo riesce a corrompere con una grossa cifra di denaro il suo guardiano, Federico Malavolti, ottenendo di avere delle comunicazioni con l'esterno e favorire una sollevazione filo-medicea presso la popolazione. Il governo oligarchico, temendo il peggio, decise di commutare la pena dalla carcerazione all'esilio. Cosimo si trasferisce prima a Padova e poi a Venezia. Ma i fiorentini lo acclamano: sostenuto dal favore popolare viene richiamato l'anno dopo in patria divenendo rapidamente il dominatore della vita politica di Firenze. Saggiamente non approfitta del grande potere di cui viene a disporre e opera con molta discrezione, riuscendo a conquistare i favori sia dei ceti popolari che di quelli dell’alta borghesia, mantenendo formalmente le istituzioni repubblicane di cui la città si è dotata istituendo di fatto una criptosignoria,. Attraverso il controllo delle elezioni, del sistema tributario e la creazione di nuove magistrature (come il Consiglio dei Cento) egli tiene le redini dello Stato dal suo Palazzo in Via Larga, dove gli ambasciatori stranieri si recano per trattare degli affari di governo, per poi recarsi al Palazzo dei Priori per un fugace e dovuto saluto di circostanza.

Cosimo è altresì uno splendido protettore di letterati e artisti; fa costruire chiese, cappelle, palazzi e ville, apre e dà impulso a biblioteche, diventa precursore di quel mecenatismo e di quella vivacità culturale che sarà propria successivamente del suo famosissimo nipote Lorenzo il Magnifico. Cosimo muore nella sua villa di Careggi il 1° agosto 1464, acclamato e ricordato come pater patriae.

 

 

"Fu tenuto uomo prudentissimo; fu ricchissimo più che alcuno privato, di chi s'avessi notizia in quella età; fu liberalissimo, massime nello edificare non da cittadino, ma da re. Edificò la casa loro di Firenze, San Lorenzo, la Badia di Fiesole, el convento di San Marco, Careggio...; e per lo stato grande, chè fu circa a trenta anni capo della città, per la prudenzia, per la ricchezza e per la magnificenzia ebbe tanta riputazione, che forse dalla declinazione di Roma insino a' tempi sua nessuno cittadino privato n'aveva avuta mai tanta".

Francesco Guicciardini, Storie fiorentine

 

 

 

 

Marisa Cancilleri

 

 

 

 

 

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