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San Giovanni Battista vigila su Firenze dal tempio delle Arti Fiorentine.
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San Giovanni Battista vigila su Firenze dal tempio delle Arti Fiorentine.

Quante volte siamo passati da Via Calzaioli ed abbiamo lanciato uno sguardo distratto alla Chiesa di Orsanmichele? Ebbene proprio sul lato est dell’edificio - angolo sud-est - quello di Via Calzaioli, il Patrono della città osserva da sei secoli lo scorrere del tempo. Nel 1290 ca., Arnolfo di Cambio costruì una loggia destinata alla vendita del grano nel luogo in cui già dal VIII secolo si trovava l’antica chiesetta di san Michele in Orto. Di tale costruzione non rimane testimonianza perché nel 1304 un incendio la distrusse completamente e fu necessario trent’anni dopo ricorrere all’opera di Neri di Fioravante e Benci di Cione  per riportare all’antico splendore quel luogo. Luogo che col tempo perse gradualmente la sua funzione commerciale per divenire luogo di culto consacrato all’adorazione mariana.

 

Sarà Simone Talenti nel 1336 a chiudere le arcate della loggia e a decretarne la definitiva variazione d’uso in edificio religioso. Già nel 1339 l’arte della Seta aveva ottenuto dalla Signoria il permesso di poter collocare all’esterno dell’edificio 14 tabernacoli che ospitassero i Santi protettori delle principali Arti fiorentine che si dividevano in 7 arti maggiori (Giudici e Notai; Calimala; Cambio, Arte della lana, Arte della seta, Medici e Speziali, Pellicciai e vaiai) e 14 arti minori (Beccai; Calzolai; Fabbri; Cuoiai; Maestri di pietra; Vinattieri; Fornai; Oliandoli; Linaioli;  Chiavaioli; Corazzai e Spadai; Correggiai; Legnaioli; Albergatori).

 

 

La facciata della chiesa di Orsanmichele in tutto il suo perimetro ospita un totale di 14 tabernacoli. Quello di San Giovanni Battista è stato realizzato nel 1414 ca. da Albizzo di Piero ed ospita la statua bronzea che Lorenzo Ghiberti ha prodotto tra il 1412 e il 1416. Negli stessi anni Lorenzo Ghiberti stava lavorando alla porta Nord del Battistero, ma ciò non gli impedì di buttarsi in questa nuova impresa: realizzare la prima grande statua gettata in bronzo in Firenze; dal medioevo infatti si erano perse le tecniche per la realizzazione di opere di grandi dimensioni in bronzo. La fusione era molto impegnativa e, come da accordi con i committenti, in caso di fallimento, se l’artista avesse sbagliato il procedimento di fusione, le spese gli sarebbero state addebitate completamente. Una statua bronzea all’epoca costava dieci volte di più di una statua in marmo e l’Arte ricchissima della Seta non fece problemi a pagare il costo dell’impresa quando realizzò che il procedimento era andato a buon fine. Il Ghiberti, orgoglioso, volle firmare l’opera apponendo una firma sull'orlo inferiore della veste che recita "Opus Laurentii" a  testimonianza del suo progetto.

 

 

 

Autore

 

Marisa Cancilleri

 

 

 

 

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