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Riportiamo la Gioconda di Leonardo da Vinci a Firenze
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Riportiamo la Gioconda di Leonardo da Vinci a Firenze

La raccolta di firme per il rientro della Gioconda a Firenze nel 2013 in coincidenza con l’anniversario del suo ritrovamento avvenuto a Firenze nel 1913 quando il famoso quadro di Leonardo venne recuperato dalla polizia italiana, ha assunto una dimensione internazionale. Sono giunte adesioni di molti storici dell’arte spagnoli, francesi, di giornalisti inglesi e russi. Fra le adesioni più significative c’è quella della famosa cantautrice inglese Tally Koren. La cantautrice non solo ha incentrato il suo ultimo cd sui diversi significati del numero 72, compreso quello trovato dal Comitato Nazionale per la valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali e interpretato nel quadro della Gioconda ma si è impegnata a raccogliere le firme durante i suoi concerti. Emerge dunque non una semplice condivisione della mobilitazioni ma una fattiva partecipazione a raccogliere le firme. L’iniziativa è rimbalzata sui mass-media di tutto il mondo, compresi alcuni africani. 

"Siamo molto soddisfatti – ha detto Silvano Vinceti, promotore dell’iniziativa e presidente del Comitato – per la inattesa risposta proveniente non solo da molti italiani che condividono la nostra iniziativa ma da esperti e uomini di cultura di varie nazioni straniere come: lo storico dell’arte francese Angrand, lo storico spagnolo Espejo. Anche in Italia le adesioni stanno arrivando a migliaia, lo stesso dicasi della disponibilità a raccogliere le firme con tavoli e via internet. Importante è anche quella proveniente da vari professori universitari e dalla fiera di Parma che durante le fiere ospita centinaia di migliaia di visitatori. Dispiace costatare che in questo paese storici dell’arte come Tommaso Montanari, solo per citarne uno, si distingua come firmatario di articoli il cui unico scopo sembra quello di delegittimare il Comitato, il sottoscritto e le iniziative intraprese. Mi piace pensare che i suoi pezzi siano un esempio un po’ grezzo di satira e come in tutti gli scritti satirici non esistono fatti oggettivi ma personali invenzioni dell’estensore dell’articolo".

La Gioconda una volta splendeva ancor di più! È la conclusione a cui sono arrivati i ricercatori di Lumiere Technology, azienda francese che usa tecniche avanzate per lo studio delle opere d’arte. Gli esperti hanno digitalizzato il famoso quadro di Leonardo da Vinci, esposto al Louvre di Parigi, con una camera multispettro, ottenendo una Monna Lisa ad altissima risoluzione (240 milioni di pixel). E dall'analisi del documento è emerso che originariamente i colori erano molto più vivi di quelli attuali, divenuti opachi per effetto del tempo, delle vernici protettive e dei vari restauri. Riportare l'opera allo stato originario sarebbe però impossibile: troppo rischioso rimuovere gli strati depositatisi nel tempo, l’opera potrebbe però essere resa più simile a quella originaria con un accurato restauro.

Lavori in corso. Lo studio ha anche rivelato che il quadro è composto da più livelli sovrapposti, il che dimostrerebbe modifiche in corso d’opera. Leonardo avrebbe infatti modificato la posizione di un dito della mano della donna che, originariamente, aveva probabilmente anche le sopracciglia. Queste ultime non si sa se sono state rimosse dal pittore stesso o se siano scomparse per effetto di vernici applicate successivamente. Sembra inoltre che Leonardo per aumentare l’effetto tridimensionale abbia applicato uno smalto speciale. Il quadro, al centro di numerose discussioni per esempio sulla vera identità della modella, è stato anche protagonista di qualche disavventura.

Di chi è la Gioconda? Nel 1911 Vincenzo Peruggia, decoratore comasco, staccò la Gioconda dalla cornice al Louvre, se la infilò sotto la giacca e la portò nel suo paese natio a Dumenza. Il trafugatore, arrestato qualche anno dopo mentre tentava di vendere il quadro, si giustificò adducendo motivazioni patriottiche: aveva voluto riportare in Italia il dipinto realizzato da Leonardo tra il 1503 e il 1506 a Firenze e ingiustamente sottratto da Napoleone durante le sue razzie belliche. In realtà le cose non sono andate così: fu lo stesso Leonardo a vendere la Gioconda nel 1517 a Francesco I di Valois, re di Francia.
 

 

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