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Lo scoppio del Carro nel giorno di Pasqua
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Lo scoppio del Carro nel giorno di Pasqua

 

Nel 1095 i cristiani di tutta Europa si mobilitano per liberare la Terra Santa dai Turchi dopo il Concilio di Clermont sotto Urbano II. Il duca Goffredo di Buglione, alla testa del proprio esercito detto “dei nobili”, composto da 12.000 uomini di cui 2.500 fiorentini, porta i cristiani alla vittoria conquistando la città di Gerusalemme e il Santo Sepolcro. L’esercito dei crociati è costituito in totale da 40.000 soldati; questi uomini si riconoscono con l’appellativo di “crociati”,  il cui nome deriva dalla croce rossa cucita sulla spalla destra della tunica bianca che ricopre la loro armatura, simbolo del loro pellegrinaggio e dei voti contratti.

 

 

La croce rossa testimonia anche il sacrificio che i crociati sono pronti a fare versando il loro sangue nel viaggio intrapreso per salvare i loro fratelli cristiani d'Oriente. Durante l’assedio alla città di Gerusalemme, durato dal 7 giugno al 15 luglio 1099,  il valoroso soldato fiorentino, Pazzino de’ Pazzi, dimostra il proprio coraggio: a mani nude scala le mura della città e per primo la espugna, ponendo l’insegna bianca e vermiglia, vessillo cristiano. Messi in fuga i musulmani che trova sulla sua strada, Pazzino apre un varco che permette agli altri crociati di entrare nella Città Santa.
 

Stemma Famiglia Pazzi

 

Per il valore dimostrato durante la crociata grandi onori vengono tributati a Pazzino dé Pazzi, tra i quali il dono di tre schegge di silice provenienti dal Santo Sepolcro donategli personalmente da Goffredo di Buglione. Si narra che dopo la liberazione di Gerusalemme, nel giorno del Sabato Santo, i crociati si radunassero nella Chiesa della Resurrezione per pregare e consegnare a tutti il fuoco benedetto come simbolo di purificazione e come segno della Resurrezione di Cristo. Anche Firenze tributa fama e gloria a Pazzino dé Pazzi al suo rientro nella natia città avvenuto nel 1101. Pazzino, capostipite della famiglia Pazzi  (che passerà alla storia per la congiura ordita contro Lorenzo e Giuliano dé Medici nel 1478), ebbe l’onore di conservare le tre reliquie presso la propria residenza, fino a che non furono trasferite nella Chiesa di Santa Maria Sopra a Porta o San Biagio  (oggi sede della Biblioteca di Palagio di Parte Guelfa).

Nel 1785, a seguito delle soppressioni leopoldine,  le reliquie sacre vennero definitivamente trasferite nella Chiesa di Santi Apostoli e custodite nel tabernacolo in terracotta invetriata policroma di Giovanni Della Robbia. L'usanza pasquale di distribuire il Fuoco Santo al popolo fiorentino pare derivi proprio dalla  tradizione dei primi crociati: dopo il ritorno di Pazzino, ogni Sabato Santo, veniva acceso il  fuoco per mezzo dello sfregamento delle tre schegge di pietra del Santo Sepolcro.

I fiorentini cominciarono a recarsi in Duono per accendere una piccola torcia (fecellina) al fuoco benedetto andando poi  in processione cantando laudi per la città. Per secoli il fuoco benedetto, servì per accendere il cero pasquale, i ceri del clero e del popolo, i lumi della chiesa nel Sabato santo. Un carro recava la fiamma nuova anche nelle abitazioni anche se con l'andar del tempo venne introdotto l’uso di trasportare il fuoco santo con un carro dove, su un tripode, ardevano i carboni infuocati. Non si conosce quando, in sostituzione del tripode, si usarono i fuochi artificiali per lo "scoppio del carro" ma si ritiene che ciò risalga alla fine del trecento. e, sia pure in maniera simbolica così, ancora oggi,  avviene la distribuzione a tutta la città del fuoco benedetto come segno della Resurrezione di Cristo.

 

 

 

Autore

 

Marisa  Cancilleri

 

 

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