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71° anniversario del primo bombardamento su Firenze
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71° anniversario del primo bombardamento su Firenze


La memoria delle 215 vittime
dei bombardamenti del
25 settembre 1943
resti monito
alle future generazioni
dell'orrore della guerra
vera nemica dell'umanità

 

Il 25 settembre Firenze celebra il 71° anniversario del primo bombardamento di Firenze avvenuto alle 11,25 del 25 settembre 1943 in zona Campo di Marte. Il Bombardamento, che mirava alla distruzione dell’importante nodo ferroviario della stazione di Campo di Marte, interessò la zona da piazza della Libertà alla stazione di Campo di Marte causando 150 feriti e 215 morti tra i civili.

Lo scorso anno, per la ricorrenza dei 70 dal bombardamento, una seconda targa è stato posta dalla Comunità di sant’Egidio e inaugurata da Sara Cividalli, Presidente della Comunità ebraica di Firenze. Essa recita: “A 70 anni dai bombardamenti del 25 settembre 1943 Firenze ricorda tutte le sue vittime, memoria che impegna a fare della pace mezzo ed esito di ogni proposito umano”.

 


In quell’occasione Paolo Carganico in  che quel famoso 25 settembre 1943 aveva appena quattro anni, lasciò testimonianza della sua esperienza di  sopravvissuto ai bombardamenti:
 
''“Di quella giornata, del 25 settembre 1943, l’unica cosa che proprio mi è rimasta addosso è l’odore delle macerie. E' per me un ricordo talmente fastidioso che quando ho fatto dei lavori in casa e hanno buttato giù un muro io sono dovuto andare via, perché non potevo sopportare quell’odore. Era un sabato quel 25 settembre. Guardavo dalle finestre di casa mia, in piazza Cavour, l’esercitazione dei balilla. Per me bambino era come vedere ragazzi più grandi che facevano la ricreazione. Poi suonò l’allarme, era uno dei primi allarmi. Ero piccolo, anche l’allarme non mi diceva nulla. Vedevo movimento ma non avevamo la misura di quello che stava accadendo. Si rimase alla finestra e quando arrivarono le bombe, mio fratello era in collo a mamma. Io rimasi lì.  E sono rimasto lì, attaccato a quell’inferriata, a quella balaustra in ferro battuto che c’è ancora. Poi tutto il palazzo andò giù… e lì finì.  Mio padre era a lavorare, era vicedirettore alla Lancia di via La Farina. Corse verso casa quando sentì l’allarme e stava per entrare proprio quando la bomba cadde sul nostro palazzo. Mio padre fu preso in pieno dall’onda d'urto che spalancò il grande portone di casa.  Lo trovarono sano e salvo, un po’ stordito, vicino alla vasca.  Io rimasi aggrappato all’inferriata finché non venne a prendermi un pompiere. Mio padre, dicevo, lavorava in via La Farina, di fronte alla caserma dei pompieri e con mamma, quando si faceva la girata e si andava a trovare il babbo, andavamo anche dai pompieri, e c’era un pompiere che ci faceva giocare un pochino lì. Fu proprio lui che venne a riprendermi con la scala all'inferriata e mi portò giù. Mandarono su, apposta, una faccia conosciuta per non spaventarmi più di quanto già non fossi. E poi da lì è cominciato una specie di pellegrinaggio, un po’ da una parte un po’ dall’altra finché una cugina di mio padre ci ha preso con sé. Ho vissuto a lungo vicino a Piazza del Duomo, in via Ricasoli. Sono cresciuto e ho lavorato, ho avuto la mia famiglia e ora guardo i miei nipoti crescere e vorrei che lavorassero per la pace” (fonte Provincia di Firenze).

Accogliamo la speranza di Paolo Carcanico: che ognuno di noi lavori per la pace!

 

 

 

Marisa Cancilleri

 

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