Uno dei gioielli più preziosi di Firenze è il Chiostro Grande di Santa Maria Novella. Questa perla fa parte del Convento Domenicano annesso alla basilica ed è il più grande della città. È completamente affrescato nelle lunette da alcuni dei maggiori artisti fiorentini del periodo tra il 1580 ed il 1585. È chiamato anche Secondo Chiostro perché fu realizzato dopo il cosiddetto Chiostro Verde, attiguo alla basilica. Il chiostro fu edificato con gli ampliamenti del convento del tra 1340 e 1360 ed è composto da ben 56 arcate interne a tutto sesto.
Alle arcate interne corrispondono sessanta grandi lunette, delle quali 53 affrescate, più le volte ai quattro angoli dipinte a grottesche e i ritratti di frati domenicani tra lunetta e lunetta. I pilastri sono in pietra serena mentre gli archi sono dipinti a strisce bianche e nere, in imitazione dei marmi policromi. La sua grandezza e maestosità è un metro dell'importanza dell'Ordine Domenicano in città. Fu realizzato anche grazie al contributo di alcune famiglie fiorentine i cui stemmi si possono vedere su alcuni pilastri. Attorno vi si aprivano i dormitori, sia al piano superiore che inferiore, e sul lato settentrionale quello che sarebbe diventato l'appartamento papale, usato dai pontefici in visita a Firenze. Negli anni 1562-1592 l'architetto Giulio Parigi su committenza di Eleonora da Toledo, moglie del Granduca Cosimo I, rimaneggiò il chiostro e nello stesso periodo si procedette alla decorazione a affresco, commissionata a numerosi artisti fiorentini vissuti a cavallo tra il Cinque e il Seicento (tra i più noti Bernardino Poccetti, Santi di Tito, Ludovico Cigoli, Alessandro Allori, ecc.). Vi si aprono l'antica Biblioteca e gli ex-appartamenti papali, dei quali resta solo la Cappella dei Papi.
Nel 1734 fu leggermente ammodernato, sistemando la lastricazione, rifacendo i basamenti delle colonne e facendo affrescare alcune lunette senza pitture. Al centro fu sistemato il prato e fu chiuso il pozzo, sopra al quale fu eretta una statua del fondatore del convento, il beato Giovanni da Salerno, oggi rimossa. Dal 1920 fa parte della Scuola Marescialli e Brigadieri Carabinieri. Nel 1966 le pitture furono danneggiate dall'alluvione di Firenze, quando l'acqua arrivò a circa un metro di altezza. I restauri sono già completati per i lati nord e ovest dove si trovano le pitture dei maestri più importanti, mentre vengono gradualmente completati gli altri con un lavoro tuttora in corso.
Il ciclo di affreschi fu in larga parte realizzato tra il 1581 e il 1584, se si escludono 5 lunette realizzate a integrazione verso il 1730. Per le pitture furono scelti alcuni tra i più noti pittori dell'epoca attivi in città, come Bernardino Poccetti, Alessandro Allori, Santi di Tito, Cosimo Gamberucci, Ludovico Cigoli e altri nomi secondari che comunque hanno dato una prova importante della loro pittura, come Giovanni Maria Butteri, Ludovico Buti, Alessandro Fei, Simone Ferri da Poggibonsi, Lorenzo Sciorina, Benedetto Veli, eccetera. La maggior parte di questi artisti sono gli stessi che lavorarono alla decorazione dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio.
Il tema del ciclo sono le Storie di Cristo e di santi domenicani e si dispiega dall'angolo sud-ovest, vicino alla Cappella di San Niccolò, dove è rappresentata la Natività e prosegue in senso orario con le Storie di San Domenico, intervallate da qualche parallela Storia di Gesù, per tutto il lato ovest e nord. Il lato est è occupato dalle Storie di San Pietro Martire e di San Vincenzo Ferrer, mentre il lato sud è quello con le scene più recenti, ciascuna dedicata a una santo diverso. In cima alle lunette al centro in genere è dipinto un cartiglio con una descrizione delle scene, dal quale sono stati tratti i titoli semplificati delle opere. Salvo dove indicato diversamente, le lunette risalgono tutte al 1581-84.
Autore
Marisa Cancilleri