Lorenzo di Piero de' Medici, detto Lorenzo il Magnifico nasce a Firenze il 1º gennaio 1449 ed a Firenze muore il 9 aprile 1492. Lorenzo fu uno degli uomini politici e degli intellettuali più rilevanti del Rinascimento: poeta, statista, membro dell'Accademia neoplatonica, politico, scrittore, mecenate, umanista, Signore di Firenze dal 1469 alla morte, avvenuta in un anno strabiliante, quello della scoperta dell'America.
Il giorno della morte del Magnifico un fulmine colpì la palla dorata sulla cupola del Duomo, l'evento venne interpretato come un presagio di sventura.
Al capezzale del Magnifico c'erano Agnolo Poliziano e Pico della Mirandola; negli ultimi giorni aveva ricevuto anche la visita di Girolamo Savonarola, il frate domenicano chiamato a Firenze dallo stesso Lorenzo e divenuto priore di San Marco, col quale ebbe sempre un rapporto molto contrastato, ma che volle accanto a sè nel momento dell'ultimo saluto alla vita, riconoscendogli il valore delle sue ferree posizioni.
Il corpo del Magnifico fu esposto nella chiesa di San Marco affinchè i fiorentini potessero rendergli i giusti tributi; le esequie vennero celebrate nella chiesa di San Lorenzo, che ancor oggi custodisce la sua sepoltura nella Sagrestia Nuova, ideata da Michelangelo.
Vogliamo ricordare la memoria di Lorenzo con la sua "Canzona di Bacco" tratta dai "Canti carnascialeschi" - raccolta di "canzoni a ballo", destinate ad accompagnare le mascherate e i cortei allegori - che di fatto racchiude lo spirito di quel tempo magnifico, per l'appunto, che avrebbe cambiato la storia dell'umanità.
Canzona di Bacco
LORENZO DE' MEDICI
Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
Quest’è Bacco e Arïanna,
belli, e l’un dell’altro ardenti;
perché ’l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegri tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate;
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuole esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Marisa Cancilleri