17 febbraio 1530, una lettera scritta e mai consegnata.
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Che notte stanotte abbiamo avuto mia amata. Siamo stati a guardare le stelle insieme.
Una notte serena e mite ce le ha fatte contare e ricontare fino a tardi, perdendo più volte il conto e ricominciando da capo.
Dieci, cento, mille, forse tremila, non ricordo a quanto ci siamo fermati, ma alla fine eravamo stanchi, avevamo sonno e ci siamo addormentati insieme sotto la luna.
I bagliori dal campo di quelle bestie assedianti francesi, si sono via via affievoliti con l'avanzar della notte, così le nostre mura sembravano più alte e sicure.
In lontananza il loro vociare becero e irriverente si è pian piano assopito lasciando spazio al silenzio della notte e ai nostri respiri.
Adesso è l'alba e oggi è il gran giorno, tra poco scenderò nella piazza, Santa Croce veglierà su dinoi.
Com'è bella!
Stamani il primo raggio di sole è per lei, due colombe bianche la sorvolano, è la nostra libertà che dà il buongiorno.
Te ancora dormi e non puoi vedere queste cose ma respiri soave accanto a me.
Adesso mi alzerò dal nostro giaciglio e andrò incontro alla nostra giornata.
Oggi giocheremo in livrea, daremo smacco al nostro nemico, faremo vedere chi è Fiorenzae poi ce ne faremo scherno con bagordi e libagioni.
L'assedio è duro cara mia, davvero, e da quando Francesco è stato tradito, il nostro destino ormai è segnato.
Ma oggi no, non oggi, In questo giorno siamo pronti a dare nuovo lustrp al nostro cuore, alla nostra anima, libera da sempre e sempre lo sarà.
Oggi vinceremo noi, vincerà la libertà, saremo liberi ancora una volta e sta sicura che tra cinquecento, mille e più anni saremo sempre ricordati nella nostra Fiorenza.
Nel mondo, in qualsiasi città che sarà posta in assedio , per sempre ci ricorderanno e noi cercheremo di trasmettere forza e libertà donando loro un piccolo conforto.
Stasera quando tutto sarà finito verrò ad abbracciarti, festeggeremo liberi ancora una volta e conteremo di nuovo le stelle sapendo che una in più s'è accesa lassù nel firmamento, si chiama libertà.
Poi non sappiamo cosa il futuro ci riserverà, a breve forse cadremo davanti al nemico e i despoti torneranno a far da padroni.
Tenteremo nuove sortite e io cadrò fiero in battaglia, orgoglioso però di averti amata, vissuta e sentita libera nelle mie mani.
Tu mi guarderai dalle tue mura mentre cadrò con orgoglio davanti al nemico e mi accoglierai di nuovo tra le tue braccia come una madre affettuosa, portandomi con te nel tuo nome attraverso i secoli.
Oh Fiorenza, mia amata, oggi siamo, domani saremo e resteremo per sempre liberi in eterno,
Adesso mia cara devo andare a prepararmi a giocare, mostrandomi in livrea nel tuo nome, per far di te nuovamente magnifica Fiorenza.
Nicola Biagi
per Fiorentini nel Mondo