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La strage dei Georgofili devasta Firenze
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La strage dei Georgofili devasta Firenze

Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 quasi duecento chili di tritolo esplosero da un mezzo parcheggiato in Via dei Georgofili quasi all'angolo con Via Lambertesca. Cinque persone rimaserao uccise - la famiglia Nencioni, che abitava nella Torre, fu sterminata, comprese le piccole Nadia, 9 anni, e Caterina, di pochi mesi, così come Dario Capolicchio, che si trovava in un’abitazione di fronte alla Torre de’ Pulci - 48 i feriti.

L’esplosione interessò un’area di circa 12 ettari con un’onda d’urto di forma circolare e diametro di circa 400 metri. Gravissimi i danni al complesso artistico-monumentale degli Uffizi: rimasero seriamente danneggiate le strutture murarie della Galleria, i collegamenti verticali, le scale – in particolar modo lo scalone del Buontalenti, i lucernai, i soffitti i tetti. Tra le opere pittoriche e scultoree andarono completamente distrutti: tre dipinti - due di Bartolomeo Manfredi ed uno di Gherardo delle Notti - (per un valore commerciale stimato in 15 miliardi di lire), rimasero danneggiati 173 dipinti , 42 busti archeologici, 16 statue di grandi dimensioni. L'Accademia dei Georgofili, che ha sede nella Torre Pulci, fu seriamente danneggiata. I libri dell'accademia invece furono miracolosamente recuperati. La strage venne inquadrata nell'ambito della feroce risposta del clan mafioso dei Corleonesi di Totò Riina all'applicazione dell'articolo 41 bis che prevedeva il carcere duro e l'isolamento per i mafiosi. Analoghi attentati vennero compiuti nella notte tra il 27 e 28 luglio 1993 a Roma (alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro) e a Milano in via Palestro; in quest'ultimo attacco persero la vita altre 5 persone. ggi le tracce dell'attentato in via dei Georgofili sono visibili nei palazzi ricostruiti, dove sono stati lasciati dei segni che identificano la parte riedificata. A ricordo della strage è stato posto un "Olivo della pace", con scritte di pace in lingue diverse. E’ stata altresì posta sulla facciata del palazzo l’opera dal titolo “I Passi d'oro”, una scultura alta circa 2 metri per 90 centimetri di larghezza realizzata da Roberto Barni.

 

Autore

Marisa Cancilleri

 

 

 

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