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Storie di Firenze e di Fiorentini

Firenze, una Biennale tra cultura e paesaggio

 

Svolta, rinnovamento, trasformazione. Potrebbero essere queste le «parole-chiave» per capire cosa si nasconde dietro la prima edizione di «Florens 2010», la Biennale dei Beni culturali e ambientali in programma dal 12 al 20 novembre a Firenze presentata ufficialmente ieri a Palazzo Vecchio. Una svolta, un rinnovamento, una trasformazione che hanno come fulcro il capoluogo toscano e che dovrebbero allontanarlo il più possibile da quella «Firenzina» che tanto Giovanni Spadolini aveva in uggia. Per riportarlo finalmente verso una più adeguata dimensione di «capitale internazionale della cultura». «Quello che più mi ha colpito - dice Giovanni Gentile presidente di Confindustria Firenze e del comitato promotore - è che forse per la prima volta le realtà cittadine si sono trovate unite attorno ad un progetto che vuole promuovere e valorizzare il patrimonio locale». Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano e di questa nuova Biennale fiorentina (prossima edizione nel 2012), sottolinea come «Firenze sia stata scelta come luogo ideale per una riflessione sull' armonia che deve rifiorire tra il mondo dei beni culturali e ambientali e le nostre città». Una riflessione sul tema «Valorizzazione è re-interpretazione» (questo è il tema della prima edizione nata da un' idea di Gentile) che vede coagulati nel comitato organizzativo Confindustria Firenze, Cna, Intesa Sanpaolo e Cassa di Risparmio con il patrocinio del Ministero dei Beni e attività culturali e di quello degli Affari esteri oltre ad Unesco, Regione Toscana, Provincia e Comune. Nel gruppo anche la National Geographic Society e The European House-Ambrosetti, cui è stata affidata la realizzazione del Forum (che sarà il fulcro di questa settimana) durante il quale saranno presentati i risultati di uno studio su «La ridefinizione dell' economia dei beni culturali e ambientali», basato su un nuovo «strumento di analisi comparativa» definito «Cult Index». Proprio ieri ne sono stati anticipati alcuni dati: Italia al quarto posto tra otto Paesi occidentali (dietro a Usa, Regno Unito e Francia) nella classifica del capitale culturale e ambientale; Italia in testa per siti iscritti tra i patrimoni dell' umanità, ma in coda per le biblioteche; Lazio, Toscana e Umbria prime regioni in Italia; Sardegna, Calabria e Campania ultime. Il simbolo di «Florens 2010» (costo previsto, due milioni di euro) sarà un grande prato verde nella centralissima Piazza del Duomo, ma la Biennale non dimenticherà i comuni limitrofi: da Scandicci a Fiesole (dove si parlerà di archeologia con Andrea Carandini), da Bagno a Ripoli a Campi Bisenzio. Mentre tra i relatori (oltre alla soprintendente Cristina Acidini, ieri assieme al sindaco Matteo Renzi che ha annunciato il restyling del Museo di Palazzo Vecchio, della Sala d' Arme e del Cortile di Michelozzo giusto in tempo per l' evento) ci sono il direttore dell' Hermitage Mikhail Piotrovsky, quello (emerito) del Met Philippe de Montebello e quello dei Vaticani Antonio Paolucci; il direttore generale per la valorizzazione dei beni culturali Mario Resca e Zahi Hawass, segretario del Supremo concilio delle antichità d' Egitto. Verrebbe quasi da dire che soffia un vento nuovo in città. Anche perché, spiega Gentile, «in pochi mesi sono cambiati sindaco, presidente della Provincia e della Regione». E a scorrere il programma di «Florens 2010» questa voglia di novità appare quasi tangibile: eventi su «L' uso e ri-uso degli spazi artistici e architettonici» (ci sarà il masterplan pensato da Frank O. Gehry per Arles); spazi antichissimi e preziosi riportati a nuova luce (la Cappella dei Magi re-illuminata da Targetti); una mostra del Museo della Fiorentina dedicata a "Firenze Culla del Calcio"; un progetto speciale per la gipsoteca di Porta Romana (nelle vicine Pagliere saranno invece ospitate opere contemporanee di Kapoor, Schanbel e altri dal Pecci di Prato). Il tutto intrecciato con la tradizione, quella degli artigiani e quella «di chi vive e lavora in questa città» (Rampello appunto per questo ha in programma tutta una serie di incontri «con gli operatori», dai tassisti ai portieri d' albergo, senza dimenticare «un' attenzione speciale per i giovani e gli studenti»). E ancora l' enogastronomia; la musica (il 18 novembre concerto del Maggio Musicale diretto da Zubin Mehta); le «meraviglie fiorentine» (in programma una serie di «viaggi d' autore» attraverso la Porta del Paradiso e il canocchiale di Galileo, il Vocabolario della Crusca e la prima edizione del Principe. E se è addirittura prevista una replica del Miracolo di San Zanobi (domenica 14 novembre), Gentile e Rampello invitano a guardare comunque avanti: per dimostrare, come è nelle intenzioni di «Florens 2010», che la cultura e l' ambiente «sono il nostro petrolio». E che questo «modello eccellente di green economy» ha scelto come laboratorio proprio Firenze.

Bucci Stefano
http://www.corriere.it

 

 

Derby Storico Fiorentino

Il Museo Associazione Calcio Fiorentina Onlus, ente gemellato con l'Associazione Fiorentini nel Mondo, organizza per Sabato 29 Maggio 2010 alle ore 16:15, sul prato del "Quercione” nel parco delle Cascine di Firenze, il Derby Storico Fiorentino, ovvero la rievocazione calcistica della storica stracittadina gigliata tra le squadre della “Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas” e del “Club Sportivo Firenze”, le quali, soprattutto all'inizio del secondo decennio del secolo scorso, "infiammarono" molte domeniche dei calciofili fiorentini. Si tratterà sostanzialmente di una gara rievocativa del "Giuoco del Calcio", ovvero del moderno "Foot-Ball" all'inglese, sia negli schemi del tempo che nei costumi della "Belle Epoque", tra le due società che diedero vita, il 26 agosto 1926, all'attuale sodalizio viola. La scelta di ricordare questa "centenaria tenzone" fra i "Ghiozzi Rossi" Libertiani ed i "Crubbisti" sul prato del "Quercione", disputando una partita con le maglie originali del tempo, non è casuale. Proprio sullo storico prato fiorentino, infatti, si tennero le prime gare del foot-ball fiorentino all'inzio del 1900 ed, in particolare, il 26 gennaio 1913 vi si affrontarono, per la prima volta, la Libertas ed il Club Sportivo, in un periodo in cui l'attenzione dei fiorentini era catalizzata dal Firenze FBC e dall'Itala. Nel contesto storico-rievocativo che verrà a crearsi in questa giornata, a rappresentanza delle origini del gioco del Calcio, che proprio a Firenze trova le proprie radici, il Museo della Fiorentina, attraverso la disputa di questa partita (a cui verrà associata, di anno in anno, un'iniziativa a sfondo benefico, oltre ad una pubblicazione che ripercorrerà tutte le tappe essenziali del derby fiorentino sia sotto l'aspetto storico che quello cronologico-statistico), intende ripristinarne l'essenziale ricordo a testimonianza del forte legame con le tradizioni locali.
 


Un fondamentale valore aggiunto alla manifestazione sarà la presenza di una rappresentanza del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina per un breve spettacolo d’intrattenimento prima dell’inizio della partita di calcio che vedrà la presenza in campo, tra gli altri, di membri dell'amministrazione comunale, celebrità cittadine, glorie dello sport fiorentino ed ex giocatori viola. Le fasi salienti di questa particolare giornata saranno oggetto, per la fedeltà storica della rievocazione proposta, anche di un documentario sul "Calcio delle origini" che verrà girato durante la partita.



 

L'evento è inserito nella rassegna delle manifestazioni del “Maggio Fiorentino”, promosse dal Comune di Firenze, il quale ha fornito il proprio Patrocinio. Sono partners dell'evento la Fondazione Fiorentina, Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer, il Museo del Calcio F.I.G.C., il C.O.N.I. Firenze, l'A.I.A. sez. Firenze, la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas, il Club Sportivo Firenze, l'Associazione Giglio Amico, l'Associazione Ex-Viola e l'Associazione Fiorentini nel Mondo.

Si invitano tutti a partecipare all'evento che avrà significato benefico a favore dell'Ospedale Pediatrico Meyer di firenze.
 
ASSOCIAZIONE FIORENTINI NEL MONDO
Il Collegio dei Reggenti
 

 

Saluto e ringraziamento di Ottaviano de' Medici di Toscana ai Fiorentini nel Mondo

Sono onorato dell'adesione dei Fiorentini nel Mondo alla mia iniziativa ed è con vivo interesse che mi rivolgo a loro per trovare i consensi che permetteranno all'Associazione Internazionale Medicea di realizzare costantemente le proprie attività e le proprie finalità. Lo spirito che anima le iniziative dell'Associazione è in gran parte il medesimo che unisce fra loro i Fiorentini nel Mondo.

Un ulteriore motivo che invita ad instaurare una sempre più stretta collaborazione fra i Fiorentini nel Mondo e l'Associazione Internazionale Medicea, che è stata fondata nella significativa data 25 marzo 2010,antico Capodanno fiorentino, consiste nel fatto che stiamo riuscendo a coinvolgere molteplici istituzioni fiorentine nel nostro progetto culturale, superando così quelle difficoltà ormai istituzionalizzate a “far squadra” che a detta di molti rappresentano un problema secolare della nostra Città.

Grazie al nome unificatore della mia Casata infatti, nonché grazie alla natura ed alla qualità delle attività associative,il nostro progetto culturale sta diventando un progetto comune di molteplici istituzioni pubbliche e private che stanno iniziando ad aderire ad esso con entusiasmo.

Io credo che queste considerazioni possano rappresentare anche un forte messaggio rivolto alla nostra Città per dare un segnale di risveglio nonché per rivolgere a ciascun fiorentino un invito ad unirsi a noi per ritrovare il senso di consapevolezza delle straordinarie possibilità ed opportunità che ci sono offerte ogni giorno dal patrimonio morale e culturale della nostra Città.

Oggi non esistono più infatti le difficoltà economiche che avevano umiliato l’animo dei Fiorentini durante le dominazioni straniere dei secoli passati ma ci sono invece tutte le premesse per attrarre qui a Firenze delle risorse straordinarie.

Basta quindi ricominciare da se stessi maturando la consapevolezza delle possibilità che ci vengono offerte ogni giorno dallo straordinario patrimonio culturale fiorentino per attrarre le risorse economiche ed umane necessarie ad attivare una “Rinascenza” della Città.

Quasi sempre infatti, in occasione di colloqui, ho riscontrato la enorme disponibilità dei miei interlocutori verso il nome di Firenze nonché verso quello della mia Casata e penso che proprio questa disponibilità altrui verso il nome di Firenze sia la base concreta della “Rinascenza”.

Tutti i Fiorentini sono degli “Ambasciatori Onorari di Firenze nel Mondo” quando nominano il nome della loro citta e la disponibilità altrui creata da questo nome è la base concreta per attrarre il consenso che favorirà la rinascita economica e culturale della nostra città.

Il mio impegno sarà invece quello di far da tramite con le istituzioni Cittadine per favorire lo spirito di rinascenza che animerà ciascuno dei nostri associati.

Invito pertanto i Fiorentini nel Mondo ad unirsi al nome Mediceo divenendo così "Fiorentini Medicei nel Mondo" ed a rafforzare il nostro progetto culturale esprimendo il loro consenso mediante l'iscrizione alla nostra Associazione tramite il sito www.de-medici.com.

...."Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande, che per mare e per terra batti l'ali, e per lo 'nferno tuo nome si spande!".

"Semper"

Ottaviano de'Medici di Toscana di Ottajano

http://www.de-medici.com

A Firenze nasce l'Associazione Internazionale Medicea

Sabato 8 Maggio 2010 a Firenze, nella magnifica cornice del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti , diretto con illuminato metodo dalla dottoressa Ornella Casazza, si è tenuta la serata inaugurale dell'Associazione Internazionale Medicea per la Protezione delle Arti delle Scienze e delle Lettere. L'ospite d'onore Igor Mitoraj, scultore di fama internazionale e dal cristallino talento classico, ha tenuto a battesimo la nascita dell'associazione regalando al Museo degli Argenti alcuni splendidi monili.

Finalità dell'Associazione Internazionale Medicea

- Donazione di opere ai Musei del Polo Museale Fiorentino, in particolare al Museo degli Argenti;
- Restauro di opere d’arte mediante elargizione di contribuiti economici al Polo Museale Fiorentino ed all’Opificio delle Pietre Dure Laboratori di Restauro;
 - Elargizione di assegni di ricerca a post-dottorati dell’Ateneo Fiorentino di Lettere;
 - Elargizione di borse di studio a studenti della Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze;
 - Commissione di opere d’arte ad artisti emergenti ed illustri.

Si invitano i Fiorentini nel Mondo ad iscriversi alla neonata istituzione culturale presieduta dal Principe Ottaviano de' Medici di Toscana di Ottajano, rappresentante dinastico titolare della storica Casa Granducale Medicea di Toscana e legatario dinastico pro-tempore della Primogenitura Testamentaria ordinata da  S.A.E. Anna Maria Luisa de’ Medici Elettrice Palatina a favore dell’Agnazione Medicea.


Associazione Internazionale Medicea
per la Protezione delle Arti delle Scienze e delle Lettere

Via il Prato 57, 50123 Firenze
Tel +39.055.6283149
This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

www.de-medici.com

Alleanza tra Associazione Internazionale Medicea per le Arti, Scienze e Lettere e Fiorentini nel Mondo

E-mail

L’Associazione “Fiorentini nel Mondo” è lieta di annunciare che sta iniziando un percorso di collaborazione con l'Associazione Internazionale Medicea per la protezione delle Arti, delle Scienze e delle Lettere. Tale associazione nasce con alti riferimenti nella storia della città, rappresentandone la storia e molte tra le principali istituzioni. Esistono molti aspetti delle attività che accomunano l'Associazione Medicea ed i Fiorentini nel Mondo e tutti i Fiorentini nel Mondo sono invitati ad associarsi all'Associazione Internazionale Medicea per la protezione delle Arti, delle Scienze e delle Lettere della quale è presidente il nostro ambasciatore Ottaviano de' Medici di Toscana di Ottajano.

Nel Web:
http://www.de-medici.com

Il Marzocco

 

Nella Repubblica fiorentina del dopo medioevo, il “marzocco” o “marzucco” era un leone eretto e rappresentato a simbolo del potere popolare. La tradizione dell'animale totemico nelle città italiane del medioevo era molto forte, in particolare a Firenze; tale identificazione si riflette in molti stemmi cittadini e spesso utilizzato in stemmi araldici del tempo; l'abitudine di mantenerne ed esporne esemplari era considerato segno di potenza e ricchezza. Il termine è di etimologia incerta, ma comunque da riferire al latino "martius", di Marte. Un'altra delle spiegazioni avanzate è che la parola Marzocco sia la contrazione della parola Martocus, cioè piccolo Marte. La più celebre rappresentazione è quella di Donatello, una bellissima scultura che nel primo rinascimento fiorentino, sintetizzava con un’anormale intuizione un leone che trattiene con la zampa destra uno scudo rappresentante il giglio rosso in campo bianco simbolo guelfo di questa città. Il Marzocco di Donatello è oggi conservato nel Museo del Bargello e in copia in Piazza della Signoria davanti a Palazzo Vecchio. Si possono trovare moltissime rappresentazioni artistiche del Marzocco, sia in scultura: come i leoni della Loggia dei Lanzi o quelli sopra il portone d’ingresso principale di Palazzo Vecchio, e in pittura: come in vari affreschi d’epoca tardo medievale o rinascimentale.
 
Nel mese di maggio proprio a Firenze, si svolge un torneo tra gruppi storici di sbandieratori a lui dedicato. Il “Trofeo Marzocco” è un quadrangolare tra Gruppi di sbandieratori di livello internazionale, che quest’anno si svolge in uno dei luoghi più ambiti da tutti i gruppi di rievocazione storico-medievale-rinascimentale d’Italia, Piazza Santa Croce a Firenze. Oltre che ai residenti Bandierai degli Uffizi di Firenze, sbandieratori del Calcio Storico Fiorentino, vincitori di varie edizioni del torneo, parteciperanno gruppi provenienti da Cava dei Tirreni (SA), di Asti e della vicina Terra Nova di Scarperia (FI). Al momento delle gare del Trofeo dedicato al Marzocco, incombe la fierezza che lo contraddistingue ammonendoci sul significato storico del simbolo che lui stesso rappresenta per Firenze, la simbiosi del leone e del giglio fiorentino, pietra miliare ed unificante delle origini di Firenze e sul rigore a cui si devono basare le rievocazioni, solo per ciò che esse debbano rappresentare.


Filippo Giovannelli
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La testa pietrificata in Santa Maria Maggiore

Firenze come sempre è un ricettacolo di occasioni, infatti, se alzi la testa e ti guardi intorno, hai sempre la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo. A volte se sei attento o fortunato ti potresti imbattere in qualcosa di veramente particolare, ad esempio una “Testa Pietrificata”, come è possibile notare nella torre campanaria di Santa Maria Maggiore. Ebbene si, una testa pietrificata, che i fiorentini chiamano popolarmente “La Berta”. Ma come mai la “Berta” si trova pietrificata nella torre campanaria della Chiesa? Questa storia ha inizio il 16 di Settembre del 1327, tutto il popolo fiorentino si è riversato per le strade, un condannato a morte viene trasportato verso il rogo: l’afa di fine estate mescolata con la polvere alzata dalla masnada di curiosi che si accalcano per assistere allo “spettacolo” secca le gole riarse.
 
Il corteo avanza lentamente, in via Cerretani, con gli armigeri a protezione del carro, e sopra a questo, il condannato. Il condannato era Francesco Stabili di Simeone, meglio noto come “Cecco d’Ascoli”. Era stato medico, astronomo ma anche poeta ed insegnante. Fu proprio come insegnante della prestigiosa Università di Bologna che riuscì a guadagnarsi fama, tanto che nel 1326, il duca “Carlo di Calabria” lo nominò medico di corte.  Ma le sorti di Cecco d’Ascoli mutarono molto velocemente: una predizione si tramanda sia stata la causa della sua condanna. Interrogato dal Duca di Calabria sul futuro della sua piccola nipote, la futura regina di Napoli “Giovanna la Pazza”, questi predisse che ella sarebbe stata “proclive a libidine”; pronostico tra l’altro azzeccato, perché la regina Giovanna ebbe ben quattro mariti, fu scomunicata da papa Urbano VI ed infine trovata strangolata in camera da letto.

Questa motivazione è riportata anche nell’antica “Cronica Fiorentina”: …ma dicesi che la cagione perchè fu arso, fu che disse che Madonna Giovanna, figliola del Duca, era nata in punto di dovere essere di lussuria disordinata. Di che parve questo essere sdegno al Duca, perchè non avrebbe voluto fosse morto un tanto uomo per un libro. E molti vogliono dire che era nimico di quel frate Minore Inquisitore e Arcivescovo di Cosenza, perchè i frati Minori erano molto suoi nimici. Di che il fece ardere il dì 16 di settembre 1327...

Il duca non prese molto bene il vaticinio di Cecco d’Ascoli e decise di fargli pagare l’affronto, andando a trovare l’arcivescovo di Cosenza Accursio, “frate Minore Inquisitore”, acerrimo nemico dell’astronomo. Carlo convinse il vescovo ad organizzare un processo con molti capi di accusa, tra cui il più pesante era quello di “Errori contro la Fede”, che gli avrebbe garantito sicuramente la morte.

Il processo fu indetto a Firenze, e si narra che interrogato su tutti i capi di accusa avrebbe sempre risposto la stessa frase: L’ho detto, l’ho insegnato e lo credo!

E per queste prove infamanti fu condannato al rogo: esecuzione da eseguire il giorno 16 Settembre 1327 nella piazza di Santa Croce. Mentre il carro sta passando di fronte alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, il condannato chiede di avere un po’ d’acqua; dalla finestra del campanile una donna chiamata Berta, avendo udito la richiesta fatta da Cecco d’Ascoli, gridando dal quel pertugio ammonisce chiunque di versare da bere “all’alchimista”: perché come si credeva al tempo, i maghi potevano utilizzare qualsiasi elemento per acquisire potere dal demonio e Cecco avrebbe avuto così l'occasione di sfuggire al rogo imminente.

Una delle tante storie su questo avvenimento riporta le parole gridate dalla donna: Se beve, non brucerà più!

Cecco d’Ascoli, infuriato per la cattiveria dimostrata dalla Berta, avrebbe risposto alla donna rivolgendole un sortilegio: E tu, non leverai più la testa di lì!

La “Testa pietrificata” in effetti si trova ancora lì, affacciata da una fenditura della torre campanaria di Santa Maria Maggiore - Chiesa della “Prima cerchia antica” e quindi uno dei primi edifici religiosi di Firenze, dove riposano le spoglie del maestro di Dante, Brunetto Latini - che aspetta di essere liberata dal terribile incantesimo.

Gianni Mafucci
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Pasqua Fiorentina e scoppio del carro

Nella Pasqua Fiorentina, secondo la tradizione riferita dall'antico cronista fiorentino Giovanni Villani dalla Cronica (libro I, capitolo IX), la vetusta cerimonia dello "scoppio del carro" sarebbe da collegarsi alla prima Crociata, predicata a Firenze dal vescovo del tempo Ranieri ed alla quale parteciparono oltre duemilacinquecento concittadini, al comando di Pazzino di Ranieri de' Pazzi. Il 15 luglio 1099, dopo un lungo assedio, l'esercito crociato conquistò Gerusalemme; Pazzino sarebbe stato il primo ad innalzare il vessillo cristiano sulle mura della città santa, ed avrebbe ricevuto in dono da Goffredo IV duca di Buillon, detto Buglione, della Bassa Lorena, tre scaglie di pietra del santo Sepolcro di Cristo, poi gelosamente custodite e portate a Firenze nel 1101. Conservate in un primo tempo dalla famiglia Pazzi, le tre pietre furono usate per trarne una scintilla di fuoco "novello", simbolo tutto pasquale di vita nuova, distribuito poi, dopo la benedizione, alle singole famiglie per riaccendere il focolare domestico. Si diffuse così a Firenze l'uso, attestato per Gerusalemme durante le Crociate, di distribuire al clero ed al popolo il "fuoco santo" nella basilica dell'Anastasis, o del santo Sepolcro, come segno della Risurrezione di Cristo.
 
Le schegge lapidee furono successivamente consegnate alla chiesa di Santa Maria sopra Porta, chiamata più tardi San Biagio; soppressa detta chiesa nel 1785, le pietre del santo Sepolcro furono trasferite nella vicina chiesa dei Santi Apostoli, il cui parroco tuttora le custodisce. Per secoli il fuoco benedetto, portato anche in Cattedrale, servì per accendere il cero pasquale, i ceri del clero e del popolo, i lumi della chiesa nel Sabato Santo. Un carro recava la fiamma nuova anche nelle abitazioni e, prima di tutto, alle case dei Pazzi, che per lungo tempo conservarono questo privilegio, accanto all'onere di organizzare la cerimonia. Il carro fu reso via via più fastoso ed invalse l'uso di "caricarlo" con polvere pirica, cui veniva dato fuoco - quasi certamente a partire dal 1494 - una prima volta davanti al Battistero, come tuttora, ed una seconda al "Canto de' Pazzi", dove abitava quella consorteria. Questo ulteriore "scoppio" cessò agli inizi del 1900. Durante il pontificato di Leone X°, Giovanni de'Medici, 1513-1521, venne utilizzata per la prima volta la "colombina", vale a dire un razzo a forma di colomba con un ramoscello di ulivo nel becco, evidente richiamo allo Spirito Santo, "che è Signore e dà la vita", nonché simbolo della pace pasquale. Al "Gloria" della Santa Messa il diacono accende, col fuoco benedetto, la miccia della colombina. Essa, scorrendo su di un cavo che parte dal coro maggiore del Duomo, va ad incendiare il carro. "Scoppiano" così fuochi artificiali: mortaretti, girandole, razzi.

Dall'anno 1957, con la riforma della liturgia pasquale, la cerimonia è stata trasferita dal mezzogiorno del Sabato santo alla stessa ora della Domenica di Pasqua. In quel giorno l'Arcivescovo si reca col clero della Cattedrale in Battistero, dove riceve il fuoco sacro proveniente dalla chiesa dei SS.Apostoli e portato da un corteo storico, nel quale sono rappresentati il Comune e, mediante le insegne araldiche, l'antica casata dei Pazzi. L'Arcivescovo benedice il fuoco ed asperge i presenti e la folla raccolta in piazza con l'acqua lustrale benedetta nella veglia di Pasqua; poi il clero, al quale si uniscono in solenne processione tutte le rappresentanze, torna in Duomo; mentre il presule intona il canto dell'esultanza pasquale e le campane suonano a distesa, si rinnova la secolare tradizione dello "scoppio del carro", un bell'emepio d'identità fiorentina.

Andrea Claudio Galluzzo
http://fiorentininelmondo.it
 

Il Caparra

Niccolò di Noferi del Sodo o Niccolò Grosso detto il Caparra, artigiano ed artista fiorentino vissuto negli ultimi anni del Quattrocento, è considerato il più famoso ferraio, un vero artista del ferro battuto. Il Caparra raggiunse il vertice di questa arte per aver trattato il semplice ferro come un materiale degno della migliore oreficeria, con un'estrema attenzione al dettaglio ed un rigore rinascimentale che bene lo inquadra nella cultura della Firenze quattrocentesca. Il nome, stando a quanto ricorda Giorgio Vasari nelle Vite, gli era stato dato da Lorenzo il Magnifico per l'uso che questo artista aveva di chiedere l'acconto, o caparra, per ogni lavoro che gli veniva commissionato. Il suo capolavoro sono le lanterne agli angoli di Palazzo Strozzi, dove inserì animali fantastici, dragoni e sfingi nei portafiaccole, architetture fittizie nelle lanterne ed i copiatissimi spuntoni sulla sommità, gli stemmi familiari negli anelli per legare i cavalli, eccetera. Gli si attribuiscono anche alcune opere all'esterno di palazzo Guadagni e di palazzo Medici-Riccardi.

Sulla sua bottega nel Corso San Bartolo dei Pittori, oggi via Calzaiuoli, aveva un'insegna in ferro battuto e verniciato a vivi colori rappresentante un mucchio di registri che bruciavano su un rogo per far sapere che egli odiava le registrazioni. La sua maestria fu tale che Giorgio Vasari lo menzionò nelle sue Vite. Tra gli aneddoti sulla sua vita riportati dal Vasari, uno ricorda come Lorenzo de' Medici si recò personalmente nella sua bottega per commissionargli degli oggetti di eccellenza da mandare in dono fuori Firenze. Lo trovò occupato a fare dei ferri per della povera gente, ma in nessuna maniera riuscì a strappargli la promessa di dedicarsi prima alla sua commissione, essendo quei poveri clienti "venuti a bottega inanzi lui e che tanto stimava i danari loro quanto quei di Lorenzo".

Il Caparra è stato un Fiorentino vero, esempio di lingua tagliente, di grande ingegno e coraggio.

Andrea Claudio Galluzzo
http://www.fiorentininelmondo.it
 

Tiziano Terzani, fiorentino "del" mondo

 “Ormai mi incuriosisce di più morire. Mi rincresce solo che non potrò scriverne”... Con questa frase Tiziano Terzani parlò di se in una delle sue ultime interviste. In questa frase c’è tutto lo spessore dell’uomo e del “poeta” di questo grande personaggio della cultura fiorentina. Tiziano Terzani nasce a Firenze il 14 settembre 1938, scrittore e giornalista ha fatto della sua stessa vita una missione, con un’evoluzione intellettuale invidiabile anche per le scelte sul proprio stile di vita. E’ nato a Firenze, nel quartiere di Monticelli, di mercoledì. Il padre aveva un’attività di meccanico d’auto ed era un comunista ed ex partigiano, la madre una donna benestante e molto cattolica, da questo connubio familiare nasce lo stimolo di tolleranza che contraddistinguerà la sua vita, quella della sua famiglia e le sue opere. Dice della sua famiglia: “debbo a loro forse un senso di tolleranza e questa cosa profonda [...] di vedere il bello della vita nella sua diversità e vedere la vera essenza della vita nell'armonia degli opposti".

 
Pur non disponendo di mezzi finanziari adeguati, la famiglia ha sempre incentivato la naturale predisposizione di Tiziano per l’apprendimento e gli studi che dopo le scuole primarie lo videro frequentare il liceo classico "Galileo" di Firenze. A sedici anni, già predisposto ai viaggi e alla conoscenza del mondo in tutti i suoi aspetti, durante le vacanze estive si trasferisce in Svizzera a lavorare come lavapiatti in un ristorante per poter guadagnare il necessario e riuscire a visitare la città di Parigi.
 
Successivamente visitò il Belgio e la Germania e si diplomò con altissimi voti. Era quasi “riuscito a trovare un’impiego” ma preferì accettare l’ammissione alla borsa di studio presso il prestigioso Collegio medico-giuridico di Pisa che a quel tempo faceva ancora parte della Scuola Normale Superiore e che successivamente si è trasformata nell’attuale Scuola Superiore Sant'Anna di Studi Universitari, laureandosi brillantemente in giurisprudenza nel 1961. La vera e propria svolta della sua vita fu quando l’azienda per la quale lavorava, l’Olivetti, famosa azienda di livello internazionale del tempo, lo inviò già nel 1965, a fare formazione in Giappone ed in Sud Africa ed in numerose altre nazioni. Proprio in Sud-Africa si interessò molto all’apartheid ed allo sfruttamento sociale del paese inviando i suoi articoli a Ferruccio Parri, allora direttore della rivista l’Astrolabio.
 
Questa nuova idea di poter divulgare, diciamo così, i problemi e le visioni del mondo ebbero in Terziani un forte impatto emotivo. Fu così che iniziò per lui una nuova vita, quella di esploratore di uomini e di mondi e di divulgatore delle proprie scoperte. Nel 1969 si licenzia dall’Olivetti, aveva vinto una borsa di studio alla Columbia University di New York e si dedicò allo studio della cultura cinese investendo molto sulla professione giornalistica, approfondendo moltissimo la cultura dei paesi asiatici e della loro politica.
 
Iniziò collaborando ad alcune riviste come appunto L'Astrolabio ed il quotidiano Il Giorno, fino a riuscire a diventare corrispondente dall’Asia del settimanale tedesco Der Spiegel. Nel marzo del 1971 si trasferì con la famiglia a Singapore e seguì molto da vicino le evoluzioni delle fasi decisive della Guerra del Vietnam, esperienza che diede origine ai suoi primi due libri. In seguito collaborò anche con i quotidiani italiani Corriere della Sera e La Repubblica, diventando uno dei più importanti giornalisti italiani a livello internazionale. Nel 1975 è tra i pochi giornalisti rimasti a Saigon ed assiste alla presa del potere da parte dei comunisti.

Filippo Giovannelli
http://fiorentininelmondo.it
http://firenzecuriosita.blogspot.com
 

 

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