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La fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere di Firenze
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La fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere di Firenze

Il Forte Belvedere, nome comune della fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere, è una delle due fortezze di Firenze, oltre a un celebre punto panoramico e pregevole opera architettonica della città. Posto nel punto più alto della collina di Boboli, vi si accede dalla costa San Giorgio, da via Belvedere o da via San Leonardo. Fu realizzato tra il 1590 e il 1595 per volontà del granduca Ferdinando I de' Medici, figlio di Cosimo I.


Il progetto e la realizzazione furono affidati all'architetto Bernardo Buontalenti, architetto di fiducia di Cosimo I e del figlio, nel momento in cui questi si sentiva ormai al sicuro come granduca della una volta riottosa città. Al contrario della Fortezza da Basso, la cui costruzione fu iniziata in un momento storico nel quale i Medici, appena ritornati in città dopo l'ultima cacciata e dopo il lungo assedio di Firenze del 1529, volevano innanzi tutto difendersi dalle spinte repubblicane della città stessa, aveva in realtà molteplici scopi: proteggere la sede del governo, Palazzo Pitti, proteggere la zona sud della città e più in generale tutto l'Oltrarno, dimostrare con la sua maestosità tutta la potenza Medicea e infine garantire un rifugio per il Granduca anche da eventuali sommosse: la fortezza rappresentava infatti l'ultima tappa del Corridoio Vasariano che collegava Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti con un percorso sospeso, via Boboli, tramite un suggestivo intreccio di passaggi, appartamenti, corridoi, ponti e giardini.
 

 Il Forte Belvedere doveva rappresentare l'estremo rifugio per i Medici in caso di attacco o sommossa, raggiungibile velocemente da entrambe le sponde dell'Arno, grazie al Corridoio Vasariano. Per questo vi avevano pensato anche a un segretissimo "forziere" in cui nascondere, se necessario, i propri inestimabili tesori. Della stanza del tesoro si favoleggiò per secoli e recentemente si è scoperto che essa esiste davvero. Vi si accede da una stretta scala che ha i gradini in parte di legno, in modo da poterli tirare su, come un ponte levatorio. Le porte di accesso erano protette da meccanismi collegati ad archibugi, in modo che venisse sparato a chi tentasse di forzarle. Inoltre un trabocchetto nascondeva un pozzo con lame affilate. Come estremo espediente contro i ladri c'era la possibilità di allagare la camera dall'alto, così che chi vi si trovasse sarebbe morto affogato. Non si sono trovate mai tracce invece delle due gallerie sotterranee che dovevano collegare il forte con la villa di Poggio Imperiale e con palazzo Pitti: quest'ultima doveva addirittura arrivare fino al Lungarno Torrigiani, da dove un altro tunnel doveva passare sotto l'Arno, fino alla Fortezza da Basso.

L'architetto si attenne ai principi teorici della fortificazione alla moderna, in particolare in luogo del fronte bastionato Buontalenti progettò un avveniristico (per l'epoca) fronte tanagliato, soprattutto nel lato rivolto all'esterno, ispirandosi ai disegni di Antonio da Sangallo il Giovane per le fortificazioni di Castro. Il luogo su cui fu costruito il forte era già stato individuato come sito di grande importanza strategica ai tempi dell'assedio di Firenze da Michelangelo, allora capo ingegnere alle fortificazioni. La primitiva versione del forte, realizzato in terra e gabbioni, si vede nell'accurato affresco del Vasari nello studiolo di Clemente VII in Palazzo Vecchio. La fortezza era inoltre probabilmente stata prevista come repositorio del tesoro di famiglia dei Medici, poiché è stato recentemente riscoperto un antro realizzato in fondo ad un profondo pozzo scavato nella collina dall'interno della palazzina centrale. La cripta era protetta anche da trappole mortali collegate al congegno di apertura nel caso qualcuno avesse cercato di forzarla.

Come in altre opere del Buontalenti, l'originalità del Forte Belvedere, fortezza "urbana" che quindi doveva presentare finiture di prestigio, si manifesta nei dettagli unici della costruzione sia della fortificazione che della villa interna, l'elegante e bianco palazzetto del Belvedere a tre piani che domina l'intera costruzione, annoverabile a pieno titolo tra le ville medicee, anche per la sua raffigurazione in una delle lunette di Giusto Utens. L'edificio centrale, che serviva da residenza del granduca in tempi insalubri, come durante l'epidemia di peste del 1600, non si adattava ai principi militari cui il resto del forte obbedisce, ma anzi coi suoi muri bianchi da "villa medicea" costituisce un segnale visibile della dominazione medicea. Unico espediente difensivo, i piani superiori accessibili solo attraverso un'unica entrata, una scala strettissima ricavata all'interno della muratura.


 


Per oltre un secolo dalla costruzione il forte fu presidiato dalle ronde dei soldati che vigilavano sugli spalti. Fu poi il granduca Pietro Leopoldo che a fine Settecento, avendo praticamente liquidato l'esercito toscano, aprì ai suoi sudditi l'impareggiabile balcone su Firenze: il forte non ha mai subito un assedio, né le sue artiglierie hanno mai sparato un colpo in un'azione bellica. Le cannonate a salve del Forte annunciavano solo il mezzogiorno, tanto che per i fiorentini quel frastuono era bonariamente chiamato "il cannone delle pastasciutte". Tenuto chiuso a lungo nel secolo scorso, fu riaperto nel 1951, seppure con andamento "a singhiozzo". Vi furono ospitate nel tempo alcune mostre temporanee d'eccezione, fra le quali una dedicata ad Henry Moore negli anni settanta, una allo scultore Dani Karavan nel 1978, una dedicata alle autovetture Ferrari - la prima al mondo - nel 1990, oppure quella dedicata alle sculture di Fernando Botero nel 1991.

Oggi il Forte Belvedere è uno dei più bei punti panoramici della città, da cui il nome, che gareggia vantaggiosamente col piazzale Michelangelo. Durante l'estate è stato aperto al pubblico fino a tarda notte, con un bar-ristorante e una discoteca. Nel 2006 vi è stata esposta la Collezione Alberto della Ragione e in un punto panoramico sui bastioni è stato sistemato un divano gigantesco, lungo una decina di metri. Due incidenti mortali, con conseguente inchiesta della magistratura, ne hanno però comportato la chiusura, dal 2008 al 2013.

 

 

 

 

Autore

 

Marisa Cancilleri

 

 

 

 

 

 

 

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