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Onore a David Bowie, grande amante di Firenze
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Onore a David Bowie, grande amante di Firenze

David Bowie Iman marriage FlorenceI Fiorentini nel Mondo ricordano e rendono onore a David Bowie e lo ringraziano per l'arte che ha saputo regalare al mondo. Grande amante della nostra Città, si era sposato con la principessa somala Iman Abdulmajid presso la Chiesa episcopale di Saint James a Firenze il 6 giugno 1992. Non una sontuosa e monumentale chiesa del centro storico, ma una piccola, neanche bellissima, costruita non nell'era d'oro della città, quella per cui turisti inglesi o americani accorrono - il Rinascimento - ma nella seconda metà dell'Ottocento: quella episcopale americana di Saint James, in via dei Rucellai, quartiere di Porta al Prato, ai confini con la periferia residenziale della città. Qui, nell'attesa di decine di curiosi, di fan e di paparazzi, David Bowie e la top model Iman coronano le loro nozze con rito religioso, dopo quello civile, avvenuto pochi mesi prima in Svizzera, a Losanna.

 Ad accogliere le due star non solo mazzi di fiori, ma anche la fremente attesa del gossip, e una quarantina d'invitati tutti atterrati due giorni prima all'aeroporto di Peretola su voli diversi: David e Iman mettono piede sul suolo fiorentino scendendo le scalette di un volo Sabena proveniente da Bruxelles. Ad attenderli, un auto che li porta dritti a Villa La Massa, quella sì d'architettura rinascimentale, nel più bucolico degli scorci fiorentini, sulle colline: i due novelli sposi lì si chiudono - camera numero 34, la stessa dove aveva dormito Madonna anni prima - nei preparativi, di fatto nel segno della semplicità assoluta. Riservatissimi, si fanno vedere poco in giro, e altrettanto poco trapela sul menù del pranzo - a base di pesce, irrorato di vini toscani e californiani - e sui festeggiamenti, se non il desiderio di stringersi all'affetto delle persone più vicine. Non mancano le star: Yoko Ono, Bono degli U2, lo stilista Thierry Mugler, Steve Winwood. La febbre da stelle si diffonde nei giorni precedenti al matrimonio, e il giorno stesso: c'è Mick Jagger, c'è Sting, qualcuno giura d'aver visto Madonna. Niente, pura fantasia. Leggende metropolitane. Nessun eccesso hollywoodiano, anche se si mormorta di fiori per quaranta milioni di lire, bouquet compreso. Invece, solo un'ensemble strumentale - l'Orchestra da camera fiorentina - che suona per David e Iman in una chiesa piena di gigli bianchi; dopo, a Villa La Massa, tocca al dj Enico Tagliaferri e ad una band capitanata dal musicista irpino Agostino Lapenna, vengono fatte le richieste più pittoresche: da O sole mio a Firenze sogna, che manda in sollucchero il Duca Bianco.

Ma perché i due chiacchieratissimi sposi hanno scelto Firenze, la Toscana? Per antico amore nei confronti del Chiantishire, dove i due avrebbero desiderato acquistare una villa, progetto mai andato in porto. Frequenti, però, le loro fughe tra le opere d'arte di Botticelli e Michelangelo, ovviamente mantenute nel più stretto riserbo: compresa quella  risalente a due settimane prima del matrimonio, per gli ultimi preparativi. Si dice che Bowie - alle sue seconde nozze - si fosse innamorato di Firenze nel 1987, dopo che il suo Glass Spider tour aveva fatto tappa allo Stadio Franchi: era la sua prima volta in Italia, dal vivo, da megastar che ha cambiato la storia del rock. Da allora, il grande amore per la città, dove il Duca Bianco avrebbe voluto avere una dimora fissa per le fughe nei momenti liberi.  In Toscana Ziggy era già planato nel 1969, al Teatro Primeo, in occasione del Festival del disco, dove non era stato premiato. Gli si preferì una spagnola, tal Cristina. Sarebbe poi tornato a con i Tin Machine, ancora a Firenze, con un palasport non certo preso d'assalto dalla folla delle grandi occasioni. E poi alla fine degli anni Novanta, ospite della Biennale dell'arte e della Moda, all'ex stazione Leopolda: esponeva alcune sue opere da artista visivo. Infine al Lucca Summer Festival, con il tour che precedette il lungo addio dai palcoscenico per la malattia al cuore. Ma il Bowie toscano d'adozione passa anche dal cinema: nel 1998 Giovanni Veronesi. lo volle tra i protagonisti, insieme a Leonardo Pieraccioni, de "Il mio west": la presenza di una star mondiale mise a "soqquadro" la Garfagnana, dove si svolgevano le riprese; su Sky, il regista pratese ha ricordato Bowie come  "una persona garbata, con la voglia di stupire. Nelle pause delle riprese parlava sempre della morte, e disse che aveva accettato di vestire i panni di Jack Sikora propria perché personaggio che andava incontro alla morte".

Addio David, ci mancherai!

 

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Autore

Fulvio Paloscia

 

 

 

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